Vaccino anti-Covid, il direttore dell’Aifa apre all’obbligo «per personale sanitario e delle Rsa»
Il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Nicola Magrini, apre all’obbligatorietà del vaccino anti-Covid «per il personale sanitario e delle Rsa». Magrini ha precisato che «l’obbligatorietà è un meccanismo delicato, deve essere usato con cautela perché occorre stimolare la responsabilità e la fiducia individuale fornendo informazioni adeguate», ma vi si potrebbe fare ricorso «in casi estremi», ha detto intervenendo all’incontro ‘Un vaccino per tutti’ promosso dalla rivista Internazionale a Ferrara. Dopo avere spiegato in un’intervista al Quotidiano Nazionale che «nessuno sarà costretto», il direttore dell’Aifa ha dunque chiarito che per determinate categorie potrebbe essere previsto l’obbligo.
Negli ultimi 20 anni, ha detto Magrini, «abbiamo ragionato di responsabilità individuale, la certezza che i vaccini siano adeguatamente studiati è la strada migliore. Questa epidemia è servita a rafforzare valori comuni come la solidarietà, non credo che ci abbia diviso e non trovo per nulla adeguata la metafora della guerra». Questa epidemia, ha aggiunto, «ha mostrato gli aspetti più alti delle persone, della ricerca e della politica che di nuovo ha preso interesse per il multilateralismo e non solo: ha rafforzato i sistemi sanitari pubblici e ha di nuovo convinto l’opinione pubblica che serva più pubblico e più investimenti pubblici».
«Quarantacinque vaccini in sperimentazione»
Magrini ha poi detto che «come Agenzia italiana del farmaco stimoleremo ulteriori studi per una farmacovigilanza attiva anche con mezzi innovativi, come un’app» per il monitoraggio dei vaccinati. In questo momento, ha sottolineato Magrini, «ci sono 45 vaccini già in sperimentazione nell’uomo, di cui 3 ormai alle fasi conclusive di studi clinici randomizzati di ampie dimensioni su diverse decine di migliaia di pazienti. Possiamo dire che questi studi potranno garantire una buona valutazione dei benefici e dei rischi di questi tre vaccini».
«Non è questione di avere preferenze o meno, contrariamente alle esternazioni fatte in questi giorni, ma – ha precisato – di controllare i dati come comunità di ricerca internazionale». La ricerca, ha aggiunto, «si è messa in moto e credo che dovremmo tutti chiedere alle autorità regolatorie il massimo di trasparenza e accesso ai dati e nessuna scorciatoia».
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