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Un Natale meno blindato del previsto. Come l’Italia si sta muovendo verso il primo inverno con il Covid

22 Novembre 2020 - 06:50 Giada Ferraglioni
Conte l’ha definito un Natale sobrio, ma tra deroghe agli spostamenti, coprifuoco allentato e riapertura dei negozi, le settimane che ci aspettano non sembrano essere così dure

Mai come quest’anno i discorsi sul Natale hanno catturato l’attenzione pubblica. Tutti i fari sono puntati sul 3 dicembre, quando scadrà l’ultimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte e il governo dovrà decidere le nuove misure di contenimento per il Coronavirus – diposizioni che riguarderanno il periodo appena precedente alla Vigilia. Trenta giorni, si sa, in termini di pandemia sono un’eternità. Diversi esperti e ministri, a partire da quello della Salute Roberto Speranza, ripetono che al momento ogni dibattito su lockdown natalizi non può che essere «surreale».

Ma nonostante le incertezze e i piedi di piombo dimostrati da gran parte degli addetti ai lavori, già iniziano a girare le prime voci di “bonus” e allentamenti preventivi in vista sia del ricongiungimento natalizio, sia dello sprint consumistico dell’ultima ora (per non perdere le preziose settimane in cui, secondo Coldiretti, le famiglie spenderanno di media 220 euro a testa). Ma è davvero possibile immaginare uno scenario in cui sarà concesso muoverci di casa in casa, di regione in regione, senza che ci siano limitazioni concrete?

Cerchiamo di «essere ragionevoli»

La risposta, secondo il virologo del Cnr Giovanni Maga, dovrebbe essere solo una: No. «Cerchiamo di essere ragionevoli», ha spiegato. «Io capisco che il Natale sia un fatto culturale. Ma dobbiamo ricordarci che siamo in un’epidemia, con un virus che si trasmette nei luoghi chiusi e affollati. E i Cenoni e le feste sono esattamente questo: luoghi di trasmissione ideali». Lo stesso Conte, per quanto stia ipotizzando di lasciar scivolare in zona gialla Regioni ad alto rischio come Lombardia e Piemonte già a partire dal 27 novembre, ha detto che «una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio brusche conseguenze in termini di decessi e stress sulle terapie intensive».

Si potranno comprare i regali…

Chiudere tutto, però, questo no. Il governo non sembra volersi prendere la responsabilità di gravare ulteriormente sulle tasche del turismo e dei commercianti, che durante il periodo natalizio registrano fino al 30% del loro fatturato. Al momento, l’ipotesi più accreditata è che ci saranno due Dpcm: uno per il periodo dal 3 dicembre fino a ridosso di Natale, e uno per le festività vere e proprie.

E allora sì allo shopping di Natale, non solo nei negozi aperti fino alle 22, ma anche nei centri commerciali che riaprono nel fine settimana. Sì alla mobilità nelle città, sì ai pub e ai ristoranti aperti anche di sera. Per il secondo Dpcm invece, quello che dovrebbe riguardare le due settimane di festività, si dovrebbe vedere allungato il coprifuoco fino alle 23, con l’ipotesi della mezzanotte per le sere di capodanno e vigilia. Nessuna deroga dovrebbe invece essere concessa per feste, eventi in piazza o in altri luoghi d’aggregazione.

… ma ce li potremo scambiare?

Quello delle riaperture commerciali non sembra essere un punto in dubbio, a patto di vedere un miglioramento delle condizioni epidemiologiche prima del 3 dicembre. «Se si fanno le cose per bene», spiega il professor Maga, «l’esercizio commerciale può fare il suo lavoro in sicurezza, con accessi contingentati e tutte le precauzioni del caso». Ma scambiarseli, questi regali, sarà consentito? Secondo le prime indiscrezioni, sembrerebbe che per il beneamato Cenone in casa ci saranno delle raccomandazioni, più che dei divieti.

Probabilmente il governo consiglierà un massimo (ormai noto) di 6 persone a tavola, sia in casa che nei ristoranti. Secondo Maga, è importante cercare di salvaguardare le persone anziane, più fragili e più esposte alle conseguenze letali del virus. «Il Natale festeggiamolo con i nostri conviventi», insiste il virologo. «I nonni vediamoli in videochiamata. Più c’è gente in casa, più il rischio di contagio è alto. So che è brutto da dire, ma quest’anno dovremmo rinunciare al Cenone e alle feste».

Ipotesi test fai da te e tamponi rapidi prima del Cenone: «Idee davvero poco realistiche»

Tra le soluzioni più fantasiose ci sono quelle avanzate dal capo del Cts Agostino Miozzo e dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Il primo ha detto che, se proprio non si può rinunciare al Cenone (e non ci sarà certo una legge a impedirlo), che ci si faccia quantomeno un tampone rapido prima di incontrare un parente anziano o a rischio. Il secondo ha puntato direttamente sui test salivari fai da te (che ha definito, parole sue, una «fi*ata»): qualora venissero approvati, ha detto, magari si potrebbero fare prima di ritrovarsi per i festeggiamenti. «Al momento l’unico test rapido attendibile è quello antigenico», ha ricordato Maga. «I test sierologici non servono a nulla in questo momento e quelli salivari non sono affidabili. E per l’ipotesi test antigenici di massa… beh, devono essere fatti da infermieri o professionisti. E nella situazione attuale dei laboratori, l’assalto alle cliniche la vedo un’opzione davvero poco realistica».

Obiettivo zona gialla

Il vero ostacolo resta quello della mobilità tra regioni. Non sembrano in discussione il divieto di spostamento nelle zone rosse e le limitazioni nelle zone arancioni, anche se il rientro alla residenza o al domicilio resterà consentito. «Mancano 40 giorni a Natale e in questo momento i dati ci dicono che non ci si può spostare tra Regioni», ha detto la sottosegretaria del Ministero della Salute, Sandra Zampa. Che subito, però, ha aggiunto: «Ci aspettiamo comunque che i numeri migliorino e che quindi siano possibili deroghe».

L’obiettivo del governo è quello di fare in modo che la maggior parte delle regioni retrocedano in zona gialla entro il 3 dicembre. Ma, come appare chiaro dalle prime aperture e dai primi cedimenti nei confronti delle regioni come Lombardia e Piemonte, sarebbe pronto a chiudere un occhio anche se non si dovesse raggiungere il risultato. A quel punto, nonostante i vari «patti chiari e amicizia lunga» dichiarati dal governo, sarà molto difficile non assistere a situazioni epidemiologicamente molto pericolose. E ognuno, esecutivo e presidenti di regioni in primis, dovrà prendersi le proprie responsabilità.

Foto di copertina: EPA/KIM LUDBROOK

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