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La Rai taglia l’intervista all’aggressore di Lucia Annibali, l’amarezza di Franca Leosini: «Scelta sorprendente: con le mie domande l’ho fatto a pezzi»

23 Novembre 2020 - 07:10 Giulia Marchina
La giornalista che ha creato un genere commenta a Open: «Si dovrà stendere un velo pietoso su qualsiasi fatto di cronaca?»

«Non sono arrabbiata, arrabbiata è un termine che non mi appartiene, sono sorpresa». Franca Leosini non sa proprio come spiegarselo. Ieri, 22 novembre, la storica intervista del 2016 a Luca Varani è stata tagliata dal palinsesto di Domenica con – contenitore di Rai Storia i cui “direttori per un giorno” si alternano di settimana in settimana. E ieri toccava a lei: ripercorrendo la vita di Lucia Annibali, sarebbe stata trasmessa l’intervista all’uomo condannato come mandante dell’aggressione. La Rai ha motivato la scelta, spiegando che così non sarebbe stata intaccata «la sensibilità delle vittime e dei telespettatori», considerato che ci troviamo alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una senatrice del Partito democratico ha chiesto alla commissione di Vigilanza del servizio pubblico di intervenire sulla scelta autoriale.

Leosini – attiva dagli anni 70 – è diventata un simbolo nel suo campo. Celebre, osannata e oggetto di qualche ironia, la ricerca stilistica con cui scrive i testi delle sue interviste: da «bipede sgualcito», a «epopea baraccona», «pietra liberata di qualche capo di biancheria», «babbalona», «bellu tipu stu guaglione» e, ancora «smorfieggiare » , «telenovela messicana», «buia quaresima», «immobile geografia del mistero», solo per citarne alcune. È stata incoronata icona gay. Non solo: a dispetto della lunghissima carriera, Franca Leosini vanta, tra le altre cose, uno dei fan club più agguerriti della tv, quello dei Leosiners – termine annoverato nell’enciclopedia Treccani.

L’intervista a Varani rientra nel ciclo delle Storie maledette, programma che a Leosini è valsa la consacrazione definitiva così come i trentatré premi che lei stessa ci ricorda di aver vinto. «Tutti siamo possibili protagonisti di storie maledette», diceva ieri al Corriere della Sera. Quel dialogo, però, non è andato in onda. Quanto alla decisione della Rai, «la rispetto», spiega. «Io sono solo una dipendente, per cui accetto quanto stabilito dall’azienda». Ma, «su questa vicenda ci tengo a dire un paio di cose. «La prima», dice, «è che le scelte che ho fatto per Domenica con sono tutte rispettose. Il palinsesto programmato per ieri non avrebbe offeso né leso le donne». E la seconda? «Che certe vicende sono ormai di dominio pubblico da anni. Quell’intervista è del 2016. Di questo passo, ragionando così, si dovrà stendere un velo pietoso su qualsiasi fatto di cronaca?».

Per Leosini «era giusto» intervistare Varani, perché la professione di giornalista dovrebbe spingere non solo a sondare la vita delle vittime ma anche quella dei carnefici. Il risultato del lavoro «dipende dal modo in cui affronti un’intervista. Nel momento in cui ho deciso di ascoltarlo sono stata dura, violenta. Lungi da me assolvere un uomo simile». La vera maestria, quindi, secondo lei, sta nell’atteggiamento dell’intervistatore: «Se ci si rapporta a una persona inqualificabile in modo pietoso e compiacente allora quello è uno sbaglio. Ma se io cerco di capire cosa ha spinto quella persona a compiere un gesto simile, allora la storia cambia. Lo stesso argomento può essere affrontato in modo carezzevole o con una severità tale che quasi non spettava a me perché non faccio il magistrato. Io l’ho fatto a pezzi, mi sono comportata con una spietatezza unica». La Rai ha commesso uno sbaglio? «Sto ancora cercando di capire perché l’intervista sia stata tagliata».

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