Tornare a scuola dal 4 dicembre? Azzolina e Conte sulla spinta del Cts: «Le chiusure devastanti sugli studenti»
La scuola potrebbe riaprire i battenti già a partire dal 4 dicembre. Anche se è tutto ancora un’ipotesi, il premier Giuseppe Conte e la ministra Lucia Azzolina spingono entrambi su un dato di fatto: con un indice Rt più basso (sotto l’1%), anche gli studenti delle classi superiori avrebbero il permesso di tornare tra i banchi nonostante la pandemia da Coronavirus in atto. La teoria prende piede dopo un verbale del Cts. Nel documento, citato da Il Fatto Quotidiano, e redatto dal coordinatore del comitato Agostino Miozzo, dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, dal presidente della Società italiana di pediatria Alberto Villani e Sergio Iavicoli dell’Inail, in cui si parla di conseguenze «devastanti sugli alunni», legate alle chiusure scolastiche..
Secondo il Cts, chiudere la scuola dovrebbe essere la conseguenza estrema di una situazione critica. Chiudere significa aggravare anche gli aspetti sanitario e socioeconomico: a partire dalla salute degli studenti, al «benessere affettivo e sociale, che si ripercuote negativamente sullo sviluppo del contesto socioeconomico». Oltre a una necessità estesa a tutta la comunità studentesca, c’è bisogno che vengano riammessi alle lezioni ragazzi con bisogni speciali.
La linea, da parte di Conte e della ministra dell’Istruzione, questa volta sembra netta. Tant’è vero che proprio ieri Azzolina ha smentito l’ipotesi lanciata da la Repubblica su una riapertura dopo il 7 gennaio: «È falso che al ministero dell’Istruzione si dia ormai per scontato che anche a dicembre tutti gli studenti resteranno a casa – ha scritto su Facebook – L’unica cosa per me scontata è che siano tutti d’accordo, e che tutti collaborino, per riportare quanto prima in classe studentesse e studenti che al momento stanno facendo didattica digitale a distanza».
Il parere di Miozzo
«Gli studenti non devono perdere il contatto con l’universo scolastico, questo comporterebbe un danno incommensurabile specie per chi s’appresta ad affrontare l’esame di Stato». Come già annunciato ieri in un’intervista all’Ansa, il coordinatore del Cts Agostino Miozzo non cambia idea: la scuola deve riaprire. Questo perché, prima di tutto, non è la causa primaria della recrudescenza del virus. «I dati ci dicono che i contagi in età scolastica non sono significativamente diversi da quelli di altre classi di età e non abbiamo evidenze per capire se siano avvenuti a scuola o fuori.», ha raccontato al Corriere della Sera.
Addirittura parla di scuola come di un luogo «sotto controllo», come ha raccontato stamattina a la Repubblica. «Distanziamento, uso delle mascherine, igiene. Tutti elementi che riducono i rischi. Con le dovute precauzioni e il monitoraggio costante la scuola non è un luogo di rischio, fermo restando che il rischio zero non esiste in nessun luogo e in nessun contesto». Per ridurre al minimo il rischio, va ripensato l’intero sistema che sta fuori dalle mura scolastiche: «Riorganizzazione del trasporto pubblico locale, scaglionamento degli orari di ingresso, monitoraggio sanitario. Siamo rimasti inascoltati e i ragazzi pagheranno gravi conseguenze».
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