Bassetti: «La lettera di Crisanti? Meglio star zitti. Nel mio ospedale c’era la fila di medici per fare i volontari sul vaccino»
Anche Matteo Bassetti affonda il colpo contro Andrea Crisanti dopo le dichiarazioni sul vaccino contro il Coronavirus. «La toppa è peggio del buco. Era meglio stare zitti», ha detto il direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, in collegamento con Tagadà. Nei giorni scorsi il direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’azienda ospedaliera di Padova ha detto più volte che non si si farebbe somministrare il vaccino già a gennaio in assenza di dati. Ancora ieri, 23 novembre, prima con una lettera inviata al Corriere della Sera e poi con un intervento in diretta a Sky Tg24 ha ribadito la cosa.
«Ho formulato un concetto di buonsenso che non esprimeva alcun giudizio negativo sulla bontà del vaccino né tantomeno metteva in discussione la validità della vaccinazione come il mezzo più efficace per prevenire la diffusione delle malattie trasmissibili», aveva detto Crisanti. Bassetti allora lo attacca, facendo leva sulla campagna vaccinale cui l’intera comunità scientifica dovrebbe aderire. «Tutti dobbiamo impegnarci per la campagna vaccinali che partirà tra un mese. Non si fa l’interesse del paese instillando il dubbio in un paese che, in materia di vaccini, è già scettico», ha spiegato.
E ha aggiunto: «Dobbiamo credere in enti come Fda e Aifa, che fanno l’interesse dei pazienti. Si dimostra che qualcuno è molto lontano dai malati e dai vaccini. Nella vita non ci si improvvisa, anche a livello di curriculum. Se non ci si è mai occupati di vaccini e di malattie infettive se non negli ultimi 9 mesi, si giustificano poi certe dichiarazioni». In conclusione, «Quando ho detto ai miei collaboratori che forse saremmo entrati in qualche sperimentazione, avevo la fila di persone pronte a farsi il vaccino. Sono persone che sanno cosa significa mettersi ogni giorno lo scafandro. Chi dice certe cose evidentemente non rischia la vita. Si dimostra anche in questo caso la pochezza. Lasciamo perdere…».
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