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Coronavirus, per Locatelli «i numeri attuali non sono compatibili con l’apertura degli impianti sciistici»

24 Novembre 2020 - 18:02 Felice Florio
Il presidente del Consiglio superiore di sanità: «Sulle chiusure è fondamentale avere una concertazione a livello europeo»

«Gli indicatori vanno nella direzione sperata». Trapela ottimismo alla conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute per fare il punto sulla diffusione del Coronavirus in Italia. Il presidente del Consiglio superiore della sanità, Franco Locatelli, ha snocciolato un po’ di dati per descrivere lo stadio attuale dell’epidemia. «A fronte del dato dei morti, che deve richiamare di andare avanti nella strategia presa, 12,31% è il rapporto tamponi-casi. Il numero degli accessi alle terapie intensive è +6 a fronte di +120 di una settimana fa, e quello dei ricoveri è +120 in area medica contro +528 di una settimana fa».

Gianni Rezza, direttore della Prevezione del ministero della Salute e relatore alla conferenza stampa odierna, non ha nascosto un dato particolarmente negativo del bollettino odierno. «Ci sono stati 853 decessi a fronte di 630 di ieri». Vaccini e chiusura degli impianti sciistici sono i temi sui quali ci si è soffermati particolarmente nel botta e risposta tra giornalisti ed esperti seduti al tavolo. Se sul primo fronte è stata ribadita l’assoluta sicurezza e la buona disponibilità delle dosi per l’Italia, per quanto riguarda l’economia della montagna gli esperti hanno sottolineato l’importanza che, a una chiusura dei comprensori sciistici italiani, corrispondano misure analoghe dei Paesi confinanti.

«Nessuno sottovaluta l’impatto di una chiusura delle attività sciistiche, però i numeri attuali non rendono compatibile un’ipotesi di riapertura perché vorrebbe dire esporre tutto il paese a una ripresa della curva epidemica – ha precisato Locatelli, aggiungendo che – avere una concertazione europea è assolutamente fondamentale».

La campagna antinfluenzale

Rezza si è soffermato anche su un altro tipo di vaccini, quelli antinfluenzali, affermando che «quest’anno si sono acquisiti fra 17 e 18 milioni di dosi». Sui ritardi lamentati da molti e sui quali si è espresso anche Massimo Galli, Rezza ha dichiarato: «Può capitare che le dosi arrivino in modo scaglionato per motivi anche di produzione. Chiaramente c’è stata forte domanda e quindi se le scorte non erano arrivate dappertutto ciò ha portato disagio, ma la campagna sta andando bene e siamo soddisfatti».

L’immunità di gregge

Ad ogni modo, l’attenzione è stata in gran parte rivolta al vaccino contro il Sars-CoV-2. Per gli esperti, l’immunità di gregge potrà dirsi raggiunta se, a vaccinarsi, sarà il 60-70% della popolazione: «Ciò vuol dire vaccinare 42 milioni di italiani – ha chiarito Locatelli -, e questa è una grande sfida. Ma ci sarà un progressivo incremento delle dosi di vaccino a partire dal 2021 e avere più di una tipologia di vaccino è un vantaggio».

Il piano dell’Italia per i vaccini

Il presidente del Consiglio superiore di sanità ha voluto smentire voci secondo cui l’Italia non sia pronta a una campagna di vaccinazione di questa entità. «Al contrario, si sta lavorando in maniera intensiva su come sviluppare il piano per la vaccinazione anti-Covid nel minore tempo possibile. Lo sforzo lo stiamo facendo per creare la strategia per uscire dalla pandemia. Ci sarà poi bisogno di uno stretto rapporto tra Governo e Regioni. Il Paese deve essere consapevole che si sta lavorando».

La trasmissione del virus nelle scuole

Locatelli si è detto contrario all’obbligatorietà del vaccino, prima di fare un appunto su un altro argomento caldo: la diffusione del contagio nelle scuole. «La scuola, anche nelle ultime analisi fatte, si conferma contribuire in maniera assolutamente marginale alla curva di trasmissione di Sars-Cov-2. La potenzialità di infettare sopra i 10 anni è come negli adulti, mentre sotto i 10 anni è minore, ma non assente», ha concluso.

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