Approvata la riforma dello sport. Dal professionismo femminile alle tutele per i lavoratori, Spadafora: «Norme che mi rendono più felice»
Sarà presentata oggi, mercoledì 25 novembre, alle 11.30, la riforma dello sport voluta dal ministro Vincenzo Spadafora. Ma sono già noti i contenuti del testo, dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri. È saltato soltanto uno dei sei decreti proposti dal dicastero. Ed è lo stesso Spadafora a esprimere l’amarezza per lo stralcio della prima parte della riforma: «Peccato non aver trovato un accordo sul “decreto uno”, che metteva ordine nei ruoli e nelle funzioni degli organismi sportivi», ha scritto su Facebook.
Le novità nel mondo dello sport
Sono stati approvati, dunque, cinque decreti che interverranno sulla pratica sportiva in Italia. Ecco le aree tematiche trattate:
- Spadafora fa coming out: «Da personaggio pubblico devo testimoniare per chi non può farlo»
- Tutele per i lavoratori sportivi;
- Professionismo femminile;
- Accesso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato;
- Abolizione del vincolo sportivo per i più giovani;
- Introduzione di premi di formazione.
Niente accordo su ruoli e funzioni degli organismi sportivi
Il decreto uno, che avrebbe regolamentato la governance del Coni e delle federazioni sportive, aveva creato attriti tra il presidente del Coni Giovanni Malagò, i presidenti federali e lo stesso ministro dello Sport e delle politiche giovanili. Anche le forze interne alla maggioranza di governo si erano divise su questo lato della riforma. Il tentativo di far approvare il “decreto uno”, rimettendo ai capi delegazione la decisioni sui limiti di mandati dei presidenti, è stato vano.
Il tesoretto da 67,8 milioni
Proseguono intanto le trattative per la spartizione dei 67,8 milioni di euro previsti per lo sport dall’ultima legge di assestamento di bilancio. Le federazioni, a esclusione di Coni, Federcalcio, Federtennis, Federnuoto e Aeroclub, avrebbero maturato un documento condiviso contenente i criteri di ripartizione dei fondi. Sono le federazioni considerate più “povere” a spingere per determinare un quadro chiaro dei contributi, visto il dissesto economico causato dalla pandemia.