Coronavirus: Ilaria Capua, Roberto Burioni e il disaccordo sui vaccini che non c’è
Qualcuno in Rete avrebbe capito che la virologa di fama mondiale Ilaria Capua avrebbe sostenuto che i vaccini non proteggono tutti dall’infezione e anche chi se li fa potrebbe risultare infettivo. Secondo questa narrazione l’altrettanto illustre collega Roberto Burioni sosterrebbe l’esatto opposto: i vaccini proteggono tutti al 100%, e chi se li fa non contagia chi ancora non li ha fatti. Un nuovo scontro tra esperti dunque, come quello celeberrimo tra Burioni e Maria Rita Gismondo? No, solo l’ennesimo caso di confusione.
Probabilmente tra i virologi sussistono incomprensioni e discussioni di vario tipo, anche cordiali, come quella tra Burioni ed Enrico Bucci; il primo ottimista, il secondo un po’ meno, sul futuro dei vaccini contro il nuovo Coronavirus. In questo caso però, sia il discorso di Capua che quello di Burioni sono complementari: dicono entrambi la stessa cosa, solo che è complicata, come abbiamo imparato essere molti aspetti di questa pandemia. Ora spieghiamo nel dettaglio cosa è successo.
Un background fatto di comunicati e tanta confusione
Dati gli ulitimi annunci a suon di comunicati, delle case farmaceutiche e biotecnologiche più avanti nella corsa ai vaccini anti-Covid, in assenza di studi definitivi la confusione regna sovrana. Ad aumentare le difficoltà di comprensione anche l’onesto avvertimento dei responsabili, che pongono le mani avanti: al momento non siamo sicuri di avere un vaccino che garantisca subito totale immunità, mentre si potrebbero comunque ridurre sensibilmente i casi gravi. Chi non si vaccina invece, potrebbe comunque essere contagiato dagli altri, che resterebbero infettivi.
Un duro colpo per i No vax. Se queste indiscrezioni venissero confermate in fase di somministrazione, risulterebbe protetto in certo modo solo chi accetta il vaccino, non potremo contare infatti su una immunità di comunità; cosa che renderebbe ancor più grave la responsabilità dei guru che hanno fomentato i movimenti complottisti attorno alla Covid-19, spesso infondendo sfiducia tra medici e pazienti. Nei prossimi anni infatti, i più a rischio potrebbero essere proprio quegli over 65 o con patologie pregresse che si affideranno ai presunti esperti «free vax».
Certo i dibattiti veri tra vari esperti, distorti attraverso i media, non hanno aiutato. Ma a quanto pare anche le case farmaceutiche non sono state da meno. Così, secondo quanto denuncia Burioni in recenti tweet, diverse persone hanno pensato che tutti i vaccini, anche quelli già esistenti e somministrati, per esempio ai bambini, contro le malattie esantematiche, soffrano degli stessi limiti di quelli anti-Covid. È questa grave incomprensione ad aver generato l’impressione che Capua e Burioni fossero in disaccordo. Di seguito mostriamo la catena di eventi, che ha portato a questa visione distorta, attraverso un gioco del telefono consumatosi attraverso il Web. È importante rifletterci sopra, perché lo stesso meccanismo è visibile nella genesi e diffusione di numerose teorie di complotto.
- Per saperne di più leggi la nostra Guida ai vaccini anti-Covid.
Il gioco del telefono sui vaccini che funzionano e non funzionano
Dai comunicati delle case farmaceutiche, compreso l’ultimo più schietto di Moderna, si evince che individualmente i vaccini anti-Covid potrebbero non essere del tutto protettivi, ma garantirebbero di non incorrere in forme gravi, mentre i vaccinati potrebbero continuare a essere infettivi.
Tali affermazioni sembrano ispirare un tweet della virologa Capua: «In generale, se una persona vaccinata contro la malattia X entrasse in contrasto con il virus X si ammalerebbe di X? No. In generale, la stessa persona vaccinata ed esposta al contagio X potrebbe trasmettere virus X ad una persona non vaccinata? Sì».
Qualcuno, specialmente in ambito NoVax, può difendersi solo generalizzando, affermando quindi che tutti i vaccini, anche quelli già esistenti e in uso, avrebbero i medesimi presunti limiti. Burioni con vari interventi online spiega che non è così. I vaccini esistenti funzionano al 100%, mentre sugli anti-Covid «sappiamo ancora poco». Esiste anche un suo articolo precedente, del 20 novembre 2018, dove chiarisce quanto sappiamo sui vaccini già esistenti.
In un recente tweet il virologo risponde quindi a tali distorsioni: «gira la notizia che (in generale) i vaccinati sono protetti ma possono trasmettere la malattia. Questo non è vero. Per morbillo, rosolia, parotite o varicella – e qui mi fermo ma la lista è lunga – chi è vaccinato non può essere infettato e non può trasmettere la malattia».
Ecco quindi il corto-circuito: Capua si riferisce ai vaccini anti-Covid; Burioni in generale a tutti i vaccini già esistenti. Accortosi dell’equivoco, il virologo pubblica un nuovo tweet, dove confronta le sue affermazioni con quelle della collega, chiedendo ai follower dove sarebbero in disaccordo:
«Io dico che IN GENERALE i vaccini impediscono malattia e infettività, il che è vero. @ilariacapua dice che un vaccino POTREBBE proteggere dalla malattia ma lasciare il paziente infettivo, il che è vero. Mi spiegate dove è “lo scontro” tra noi due?».
Le affermazioni di Capua e Burioni: contrastanti o complementari?
La ragione di questo genere di interventi si deve al fatto che, comprensibilmente, le persone che hanno letto gli ultimi dubbi sui vaccini anti-Covid, hanno compreso che tutti, anche quelli che somministriamo normalmente ai bambini, agirebbero in questo modo. No, le cose sono più complesse e di norma la presenza di una ampia fascia di persone vaccinate garantirebbe una immunità di comunità, tale da proteggere anche chi non può vaccinarsi – perché immunodepressi o figli di genitori No vax. Come ci insegna l’epidemiologia, infatti, vengono ridotte così le probabilità dei patogeni di diffondersi.
Quindi – come spiegavamo in un precedente articolo – per quanto avere il vaccino sarà indispensabile, da solo non basterà a sconfiggere il virus. Occorrerà comunque osservare le norme di distanziamento sociale, anche se – si spera – molto meno drasticamente.
Come spiegavamo, chi non coglie la differenza tra «vaccini esistenti» e quanto emerge dai comunicati sui «vaccini in sperimentazione», non riesce a cogliere il fatto che i due virologi stanno dicendo la stessa cosa, ma con affermazioni complementari.
Una lezione di comunicazione
Ammettiamo – avendolo sperimentato in prima persona nel nostro lavoro quotidiano – che i due esperti non sono stati molto chiari, dando per scontate delle sfumature che i più non colgono. La nostra risposta alla domanda di Burioni si compone infatti di due concetti: dissonanza cognitiva (da parte dei complottisti) e analfabetismo funzionale (che può riguardare anche chi si affida alla Scienza).
La dissonanza cognitiva porta a compensare il divario tra due o più affermazioni contraddittorie. Per esempio, nella testa di un complottista «i vaccini sono fatti da BigPharma che ci guadagna; i vaccini salvano vite: quindi deve esserci un complotto che porta BigPharma a inventarsi i vaccini per guadagnare, anche se in realtà fanno male». In questo caso, è molto facile che per dissonanza cognitiva si cerchi di attribuire i dubbi riguardo i futuri vaccini anti-Covid a quelli già esistenti, rafforzando i propri sentimenti anti-vaccini.
L’analfabetismo funzionale è l’incapacità da parte di alcuni di comprendere pienamente un testo, non riuscendo a capirne contesto e complessità, esaltando qualsiasi elemento che appaga i propri pregiudizi, trascurando gli altri.
Ecco perché auspichiamo maggiore attenzione da parte di tutti noi: giornalisti, divulgatori ed esperti. Non possiamo dare per scontato che tutti sappiano leggere immediatamente tra le righe dei nostri discorsi, specialmente se li affidiamo ai social network.
Foto di copertina: ANSA/MATTEO BAZZI/CLAUDIO GIOVANNINI | I virologi Ilaria Capua e Roberto Burioni.
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