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Coronavirus: Ilaria Capua, Roberto Burioni e il disaccordo sui vaccini che non c’è

26 Novembre 2020 - 22:45 Juanne Pili
I due virologi non sono affatto in disaccordo sui vaccini, anzi si completano tra loro. Ecco perché

Qualcuno in Rete avrebbe capito che la virologa di fama mondiale Ilaria Capua avrebbe sostenuto che i vaccini non proteggono tutti dall’infezione e anche chi se li fa potrebbe risultare infettivo. Secondo questa narrazione l’altrettanto illustre collega Roberto Burioni sosterrebbe l’esatto opposto: i vaccini proteggono tutti al 100%, e chi se li fa non contagia chi ancora non li ha fatti. Un nuovo scontro tra esperti dunque, come quello celeberrimo tra Burioni e Maria Rita Gismondo? No, solo l’ennesimo caso di confusione.

Probabilmente tra i virologi sussistono incomprensioni e discussioni di vario tipo, anche cordiali, come quella tra Burioni ed Enrico Bucci; il primo ottimista, il secondo un po’ meno, sul futuro dei vaccini contro il nuovo Coronavirus. In questo caso però, sia il discorso di Capua che quello di Burioni sono complementari: dicono entrambi la stessa cosa, solo che è complicata, come abbiamo imparato essere molti aspetti di questa pandemia. Ora spieghiamo nel dettaglio cosa è successo.

Un background fatto di comunicati e tanta confusione

Dati gli ulitimi annunci a suon di comunicati, delle case farmaceutiche e biotecnologiche più avanti nella corsa ai vaccini anti-Covid, in assenza di studi definitivi la confusione regna sovrana. Ad aumentare le difficoltà di comprensione anche l’onesto avvertimento dei responsabili, che pongono le mani avanti: al momento non siamo sicuri di avere un vaccino che garantisca subito totale immunità, mentre si potrebbero comunque ridurre sensibilmente i casi gravi. Chi non si vaccina invece, potrebbe comunque essere contagiato dagli altri, che resterebbero infettivi.

Un duro colpo per i No vax. Se queste indiscrezioni venissero confermate in fase di somministrazione, risulterebbe protetto in certo modo solo chi accetta il vaccino, non potremo contare infatti su una immunità di comunità; cosa che renderebbe ancor più grave la responsabilità dei guru che hanno fomentato i movimenti complottisti attorno alla Covid-19, spesso infondendo sfiducia tra medici e pazienti. Nei prossimi anni infatti, i più a rischio potrebbero essere proprio quegli over 65 o con patologie pregresse che si affideranno ai presunti esperti «free vax».

Certo i dibattiti veri tra vari esperti, distorti attraverso i media, non hanno aiutato. Ma a quanto pare anche le case farmaceutiche non sono state da meno. Così, secondo quanto denuncia Burioni in recenti tweet, diverse persone hanno pensato che tutti i vaccini, anche quelli già esistenti e somministrati, per esempio ai bambini, contro le malattie esantematiche, soffrano degli stessi limiti di quelli anti-Covid. È questa grave incomprensione ad aver generato l’impressione che Capua e Burioni fossero in disaccordo. Di seguito mostriamo la catena di eventi, che ha portato a questa visione distorta, attraverso un gioco del telefono consumatosi attraverso il Web. È importante rifletterci sopra, perché lo stesso meccanismo è visibile nella genesi e diffusione di numerose teorie di complotto.

Il gioco del telefono sui vaccini che funzionano e non funzionano

Dai comunicati delle case farmaceutiche, compreso l’ultimo più schietto di Moderna, si evince che individualmente i vaccini anti-Covid potrebbero non essere del tutto protettivi, ma garantirebbero di non incorrere in forme gravi, mentre i vaccinati potrebbero continuare a essere infettivi.

Tali affermazioni sembrano ispirare un tweet della virologa Capua: «In generale, se una persona vaccinata contro la malattia X entrasse in contrasto con il virus X si ammalerebbe di X? No. In generale, la stessa persona vaccinata ed esposta al contagio X potrebbe trasmettere virus X ad una persona non vaccinata? Sì».

Qualcuno, specialmente in ambito NoVax, può difendersi solo generalizzando, affermando quindi che tutti i vaccini, anche quelli già esistenti e in uso, avrebbero i medesimi presunti limiti. Burioni con vari interventi online spiega che non è così. I vaccini esistenti funzionano al 100%, mentre sugli anti-Covid «sappiamo ancora poco». Esiste anche un suo articolo precedente, del 20 novembre 2018, dove chiarisce quanto sappiamo sui vaccini già esistenti.

Un tweet più chiaro di Roberto Burioni sulla sua posizione riguardo a tutti i vaccini esistenti.

In un recente tweet il virologo risponde quindi a tali distorsioni: «gira la notizia che (in generale) i vaccinati sono protetti ma possono trasmettere la malattia. Questo non è vero. Per morbillo, rosolia, parotite o varicella – e qui mi fermo ma la lista è lunga – chi è vaccinato non può essere infettato e non può trasmettere la malattia».

Ecco quindi il corto-circuito: Capua si riferisce ai vaccini anti-Covid; Burioni in generale a tutti i vaccini già esistenti. Accortosi dell’equivoco, il virologo pubblica un nuovo tweet, dove confronta le sue affermazioni con quelle della collega, chiedendo ai follower dove sarebbero in disaccordo:

«Io dico che IN GENERALE i vaccini impediscono malattia e infettività, il che è vero. @ilariacapua dice che un vaccino POTREBBE proteggere dalla malattia ma lasciare il paziente infettivo, il che è vero. Mi spiegate dove è “lo scontro” tra noi due?».

Le affermazioni di Capua e Burioni: contrastanti o complementari?

La ragione di questo genere di interventi si deve al fatto che, comprensibilmente, le persone che hanno letto gli ultimi dubbi sui vaccini anti-Covid, hanno compreso che tutti, anche quelli che somministriamo normalmente ai bambini, agirebbero in questo modo. No, le cose sono più complesse e di norma la presenza di una ampia fascia di persone vaccinate garantirebbe una immunità di comunità, tale da proteggere anche chi non può vaccinarsi – perché immunodepressi o figli di genitori No vax. Come ci insegna l’epidemiologia, infatti, vengono ridotte così le probabilità dei patogeni di diffondersi. 

Quindi – come spiegavamo in un precedente articolo – per quanto avere il vaccino sarà indispensabile, da solo non basterà a sconfiggere il virus. Occorrerà comunque osservare le norme di distanziamento sociale, anche se – si spera – molto meno drasticamente.

Come spiegavamo, chi non coglie la differenza tra «vaccini esistenti» e quanto emerge dai comunicati sui «vaccini in sperimentazione», non riesce a cogliere il fatto che i due virologi stanno dicendo la stessa cosa, ma con affermazioni complementari.

Una lezione di comunicazione

Ammettiamo – avendolo sperimentato in prima persona nel nostro lavoro quotidiano – che i due esperti non sono stati molto chiari, dando per scontate delle sfumature che i più non colgono. La nostra risposta alla domanda di Burioni si compone infatti di due concetti: dissonanza cognitiva (da parte dei complottisti) e analfabetismo funzionale (che può riguardare anche chi si affida alla Scienza).

La dissonanza cognitiva porta a compensare il divario tra due o più affermazioni contraddittorie. Per esempio, nella testa di un complottista «i vaccini sono fatti da BigPharma che ci guadagna; i vaccini salvano vite: quindi deve esserci un complotto che porta BigPharma a inventarsi i vaccini per guadagnare, anche se in realtà fanno male». In questo caso, è molto facile che per dissonanza cognitiva si cerchi di attribuire i dubbi riguardo i futuri vaccini anti-Covid a quelli già esistenti, rafforzando i propri sentimenti anti-vaccini.

L’analfabetismo funzionale è l’incapacità da parte di alcuni di comprendere pienamente un testo, non riuscendo a capirne contesto e complessità, esaltando qualsiasi elemento che appaga i propri pregiudizi, trascurando gli altri.

Ecco perché auspichiamo maggiore attenzione da parte di tutti noi: giornalisti, divulgatori ed esperti. Non possiamo dare per scontato che tutti sappiano leggere immediatamente tra le righe dei nostri discorsi, specialmente se li affidiamo ai social network.

Foto di copertina: ANSA/MATTEO BAZZI/CLAUDIO GIOVANNINI | I virologi Ilaria Capua e Roberto Burioni.

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