Sulla scuola a dicembre più dubbi che certezze, Azzolina punta al rientro graduale. Ma resta il nodo dei trasporti, i sindaci frenano
Si è conclusa con poche certezze la riunione sulla scuola tra la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e i sindaci delle aree metropolitane tenutasi ieri, 25 novembre. Sarà un ritorno a scuola graduale, assicura la ministra, che non si sa ancora quando avverrà, né come. Tutto dipenderà dall’andamento dell’epidemia da Coronavirus. «Riporteremo a scuola pian piano i nostri studenti, con prudenza e gradualità, secondo dei principi di proporzionalità», ha detto Azzolina.
Nella riunione, avvenuta in maniera virtuale, non sono state proposte date concrete. «Non sarebbe serio – ha detto – dare delle date senza aver consultato il governo». Forse si rientrerà simbolicamente prima di Natale, o il 9 oppure il 14 dicembre, oppure direttamente a partire dal 7 gennaio, a festività concluse. L’incognita resta sempre quella dei contagi, che qualora dovessero tornare a salire rallenterebbero il processo di riapertura degli istituti. Sicuramente – ma non si conoscono ancora i dettagli – si penserà a rientrare in maniera scaglionata, per evitare gli assembramenti dell’autunno.
La ministra sta facendo di tutto per spingere verso le riaperture: come ha ribadito più volte, Azzolina non ci sta a vedere solo la scuola chiusa nel periodo in cui l’esecutivo pensa ad allentare le misure per salvare il Natale e la sua economia. «Nel momento in cui si potranno alleggerire le restrizioni per tutti i cittadini», ha detto, «anche la scuola deve poterne beneficiare».
Il freno dei sindaci: «Prima l’organizzazione, poi le aperture»
A frenare sono però alcuni sindaci, che per bocca del presidente dell’Anci e primo cittadino di Bari Antonio Decaro fanno sapere che il timore di ricadere in emergenza a causa di comportamenti e decisioni affrettate è ancora alto. Soprattutto, non vogliono veder ripetere gli errori di settembre: ora esigono la tabella degli orari per gli ingressi e le assicurazioni sull’incremento dei mezzi di trasporto urbani e extraurbani. E soprattutto esigono protocolli di rientro univoci, che aiutino i dirigenti scolastici a districarsi nella giungla delle quarantene e del tracciamento.
Villani: «Il tempo pieno sarebbe l’ideale»
Ma pensare di lasciare i ragazzi a casa fino a che non si risolve tutto il sistema è «impensabile». Lo dice Alberto Villani, membro del Comitato tecnico scientifico e presidente Società italiana di Pediatria, che, in un’intervista a La Stampa, ha ribadito come la scuola sia «il posto più sicuro». Fin dall’inizio il medico è stato tra i maggiori sostenitori delle riaperture, e a oggi difende la posizione che il problema dei cluster di ottobre non sia stato la didattica in presenza. «La scuola ha pagato per colpe non sue», ha detto. «In classe i ragazzi, controllati da un insegnante, sono molto più disciplinati e al sicuro Anzi, paradossalmente ce li terrei più a lungo: se fosse possibile penserei a una specie di tempo pieno».
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