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Dopo lo sgombero al Cinema Palazzo resta lo stallo, il proprietario aspetta il Comune per «liberarsene»: «Nemmeno mi piace»

27 Novembre 2020 - 10:18 Redazione
Il proprietario dello stabile chiede al Campidoglio di farsi sentire. La sindaca Raggi dovrà ora trovare una soluzione a quel tavolo aperto da circa 3 anni

Un palazzo vuoto presidiato dalle forze dell’ordine. Questo è oggi, 27 novembre, una delle istituzioni popolari e culturali più importanti del quartiere San Lorenzo di Roma, il Nuovo Cinema Palazzo, dopo lo sgombero di mercoledì 25. Lo stesso palazzo che durante la corsa elettorale del 2016 la sindaca Virginia Raggi aveva scelto come luogo di campagna politica. E, mentre vanno avanti le manifestazioni di solidarietà per salvaguardare lo spazio, il proprietario dello stabile, Costantino Paoletti, ha parlato alla stampa.

«Non doveva finire così», dice Paoletti a Repubblica. A possedere formalmente il palazzo è la Domus Area S.p.a., ditta di cui Paoletti ha il 51% delle azioni (le restanti sono spartite tra i due figli), ma è lui, dice, che decide come vanno le cose. «Quel posto ci ha dato solo problemi, pago 50mila euro di Imu ogni anno ed è in un quartiere, San Lorenzo, che neanche mi piace».

San Lorenzo non gli piace. Chi lo vuole, quel palazzo, se lo può tenere. «Non doveva finire così», dice. Addirittura accetterebbe, spiega, «uno scambio a ribasso» pur di «liberarsene». Tocca alla sindaca, quindi, decidere come e quando togliere il peso a Paoletti e restituire il Nuovo Cinema Palazzo a chi se ne prende cura quotidianamente. Raggi – dopo la gaffe dell’aver accostato lo sgombero della sede di Forza Nuova a quella di un centro culturale – si è detta disponibile ad aprire un tavolo. Un tavolo che però esiste già da almeno tre anni, e che non ha ancora visto soluzioni.

Si cerca (a fatica) una soluzione

Le possibilità sono sempre quelle in ballo da anni: trovare uno stabile sostitutivo dove sposare i ragazzi e le ragazze che lo gestiscono, oppure
contattare Paoletti e mettersi d’accordo per uno scambio. Resta comunque aperta una terza via, quella della Regione Lazio, che si era mossa in questi mesi per cercare di trovare una quadra. Durante lo sgombero di mercoledì, a protestare era stata anche Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Civica Zingaretti.

Intanto, quella dei Sanniti resta una piazza sospesa. La stessa piazza dove in questi mesi di pandemia (ma, in generale, da quasi 10 anni) si sono organizzate raccolte solidali per portare la spesa a chiunque ne avesse bisogno e punti di studio all’aperto per gli studenti e le studentesse lasciati senza aule e biblioteche. Ma non è vuota: da quando all’alba del 25 novembre sono iniziate le operazioni di sgombero, centinaia di persone si sono mobilitate per le strade del quartiere per difendere lo spazio. Dopo il presidio pacifico di mercoledì, ieri, 26 novembre, gli studenti e le studentesse della Sapienza hanno occupato l’ex Lucernario all’interno delle mura della città universitaria per mantenere alta l’attenzione sul tema degli sgomberi nella capitale.

Foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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