Come curarsi a casa con il Coronavirus, approvate le prime linee guida del Cts: freno ai cortisoni, bocciate le vitamine
A 15 giorni dalla diffusione della prima bozza, gli esperti del Cts hanno approvato le linee guida per la cura domiciliare per i casi positivi di Coronavirus, con le terapie indicate ai medici di base per i soggetti che non hanno bisogno del ricovero in ospedale. Un documento più volte invocato, soprattutto dai medici di famiglia che lo attendono praticamente dall’inizio della pandemia.
La giungla dei protocolli e le linee in arrivo
Il documento del Cts in arrivo dovrebbe mettere fine alla giungla dei protocolli diffusi finora sulla terapia domiciliare più efficace da seguire. Primo fra tutti quello dell’ordine dei medici della Lombardia, documento che tra le altre cose stabilisce l’utilizzo del cortisone da inserire nella terapia solo in caso di problemi di saturazione e febbre almeno da 5 giorni. Aspetto questo, che il documento del Cts dovrebbe confermare, stabilendo l’uso cortisonico «solo in caso di emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario».
La società scientifica dei medici di famiglia (Simg) invece parla di malattia moderata quando ci sono 3 giorni di febbre superiore ai 38 gradi o problemi di respirazione non gravi. L’indicazione per il cortisone anche in questo caso sarebbe quella di un’introduzione non prima del settimo giorno di sintomi, con possibile integrazione dell’eparina. A proposito dell’eparina il documento del ministero indicherebbe invece un freno ulteriore, «da utilizzare solo se si riscontra grossa difficoltà di movimento e per la prevenzione dei fenomeni trombo-embolici». Anche rispetto alla classificazione del virus, le linee guida nazionali definirebbero come “malattia moderata” quell’infezione che si manifesterebbe con polmonite e ossigenazione del sangue sui valori di soglia.
Rimangono ancora dubbi sugli antibiotici, che la bozza del ministero di due settimane fa invitava a non utilizzare, insieme ai farmaci anti-reumatici. Ora si parlerebbe di un utilizzo solo con febbre per oltre 72 ore e quando il quadro clinico fa sospettare anche la presenza di un’infezione batterica. Nonostante alcuni protocolli territoriali autorizzino la terapia con idrossiclorochina, gli esperti continuano ad invitare al non utilizzo. Stessa cosa per l’aerosol, da evitare se ci sono conviventi non colpiti dal virus, data la pericolosità della pratica per la trasmissione del virus. Tra gli scetticismi, infine, anche quello su integratori e vitamine. I medici attualmente non confermerebbero evidenze solide sull’efficacia di vitamina D, lattoferrina o quercitina sul virus.
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