Garattini sull’errore di AstraZeneca: «Prime dosi meglio un mese più tardi, ma con dati certi. Inutile arrivare primi: serviranno anche dieci vaccini»
L’errore di AstraZeneca è più comunicativo che propriamente scientifico secondo il farmacologo Silvio Garattini che a Il Messaggero solleva i suoi dubbi sulla tempistica annunciata per la distribuzione delle prime dosi del vaccino di Oxford già da gennaio 2021. Meglio aspettare un mese, spiega il fondatore dell’Istituto Mario Negri, sarebbe almeno più opportuno: «avendo in mano tutti i dati», anziché procedere con le somministrazioni del vaccino un mese prima «con qualche incertezza». In ballo c’è innanzitutto la fiducia, malgrado il momento di emergenza per il Coronavirus: «Il rigore scientifico non deve essere sminuito in nome dell’urgenza o per pressioni politiche o economiche».
Il dibattito sull’affidabilità dei primi vaccini è esploso dopo le dichiarazioni di Andrea Crisanti, che aveva chiaramente detto di non avere nessuna intenzione di vaccinarsi senza prima vedere dati concreti. Crisanti aveva anche sollevato le criticità del processo accelerato per la sperimentazione, con il rischio poi che il finanziamento dei governi avrebbe in qualche modo deresponsabilizzato le società farmaceutiche. Garattini si dice fiducioso comunque sulla buona resa dei vaccini in arrivo e ribadisce anche lui sulla necessità che i dati siano resi più trasparenti: «Visto che questi vaccini hanno ricevuto finanziamenti pubblici sostanziosi, i governi possono, anzi devono pretendere dalle aziende che i risultati delle sperimentazioni vengano pubblicate per intero su riviste scientifiche».
L’errore di AstraZeneca secondo Garattini è stato innanzitutto quello di aver rivelato quel pasticcio sui dosaggi quando si era ancora all’inizio della Fase 3: «Non si può divulgare informazioni così importanti, in un contesto così delicato come quello creato da questa pandemia, tramite comunicati stampa o interviste sui media. Abbiamo bisogno di pubblicazioni scientifiche su riviste serie e non annunci più o meno propagandistici». Tutta colpa della corsa ad arrivare per primi, dice Garattini che «non ha senso», perché nessuna delle società coinvolte nella produzione dei vaccini potrà essere in grado di produrne abbastanza per tutti: «Le dosi di cui avremo bisogno sono tantissime. Troppe e non sarà solo un’azienda a poterle fornire – ha aggiunto – Alla fine avremo probabilmente più di un vaccino. Due, tre, quattro o addirittura dieci».
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