La preoccupazione di Villani (Cts): «Gli assembramenti per Maradona? Aumenteranno casi, terapie intensive e morti per Covid»
«I cittadini rispettino le regole. Dopo quello che è successo in Campania (dove in centinaia sono scesi in strada per ricordare Maradona, ndr), è facile prevedere che tra due settimane avremo un aumento dei casi, soprattutto a Napoli, mentre tra quattro settimane aumenteranno i pazienti in terapia intensiva e, di conseguenza, avremo probabilmente qualche decesso in più in quell’area. Poi, certo, è innegabile che ci fosse una forte componente emotiva in quella circostanza e, infatti, nessuno vuole penalizzare questo comportamento. Massimo rispetto per i sentimenti di tutti ma non ci vuole un grande genio per capire che saranno queste le conseguenze». A parlare a Open è Alberto Villani, componente del Comitato tecnico scientifico – creato ad hoc dal governo per fronteggiare la pandemia del Coronavirus – e presidente della Società Italiana di pediatria.
«O si rispettano le regole o si va incontro a restrizioni più dure»
Quello che manca in Italia è la cultura sanitaria: «Possiamo cambiare tutti i “colori” (in riferimento alle regioni, ndr) che volete ma il problema resta il comportamento delle persone. Molti non hanno capito, siamo costretti a ripetere le stesse cose da mesi. Adesso, o lo capiscono in fretta o vanno incontro a restrizioni più importanti. Quelli che rispettano di più i consigli sono i bambini, di sicuro più degli adulti». E a proposito dei minori, quello che più preoccupa Villani è la scuola “congelata” in gran parte del nostro Paese: «Da pediatra dico che bisogna tornare a scuola il prima possibile ma le decisioni le prende il governo, non noi del Comitato. Si tratta di decisioni politiche. Bisogna ripartire quando le condizioni epidemiologiche lo consentiranno. Sanità, trasporti e scuola, è bene ricordarlo, pagano il prezzo della trascuratezza di anni ed anni. Pretendere che venga ribaltata la situazione in così poco tempo è complicato».
«Lasciare un bimbo fuori dalla scuola significa consegnarlo alla strada»
Dunque, dicembre o gennaio poco cambia per Villani che è un fiume in piena quando parla di scuola: «Bisogna investire di più, si faccia un piano serio, una riforma strutturale. Lasciare un bambino fuori dalla scuola, visto che non può stare nemmeno all’oratorio o nei campi sportivi, significa consegnarlo alla strada, preda di situazioni che è bene non augurarsi. Si parla di investire sui trasporti pubblici ma non si dice che al centro-Sud c’è stato un abbandono dei mezzi pubblici che è qualcosa di incredibile. Insomma, si parla tanto ma non si fa nulla di serio o concreto».
«I vaccini sono sicuri, efficaci e controllati»
Sul fronte vaccini Villani si dice tranquillo e certo che, anche se non sarà la soluzione a tutti i mali, costituirà per tutto il mondo «una grande conquista». Poi tranquillizza tutti dopo le parole del professor Andrea Crisanti (che ha espresso qualche dubbio sui vaccini): «Non è possibile immettere sul mercato italiano un vaccino che non sia sicuro, efficace e controllato. L’Aifa è un organismo indipendente, poi ci sono anche Nas e Ministero della Salute, ci sono fior fior di esperti, medici e scienziati che lavorano per noi. Stavolta siamo stati più veloci? Sì, è vero ma sappiate che, per coltivare un gene, oggi impieghiamo minuti, prima settimane. Non abbiamo come laboratorio il “calesse”, ma i treni ad alta velocità».
«E poi – continua Villani – nel pieno di una pandemia che coinvolge tutto il mondo, non ci sono dieci aziende di ricerca ma centinaia che chiedono autorizzazioni che, anziché stazionare qualche settimana nei cassetti degli organismi preposti, ora ottengono più velocemente. Se prima per un vaccino ci volevano 2-3 anni, ora la metà ma con tutti i passaggi necessari». Insomma, senza saltare niente, senza escamotage.
«Alla Messa di Natale basta andare prima, non a mezzanotte»
Villani, che è «credente e praticante», non rinuncerà alla messa di Natale nonostante il coprifuoco: «Basta andarci prima, in molte realtà è già così da tempo. Mica è solo a mezzanotte, ci si può andare l’indomani o nel tardo pomeriggio. Non è un problema». La grande sfida è quella di non trasformare un momento di festa in un’occasione di contagio: «Natale separati? Oggi voler bene significa stare distanti, bisogna rifarsi a una nuova modalità di affetto, non dunque ad abbracci o baci. Bisogna far sì che l’altro stia bene, evitando di contagiare o farsi contagiare. Sia chiaro, non è una cosa che durerà sempre. Ma o lo si capisce adesso o avremo situazioni critiche e ci sarà di nuovo la necessità di restrizioni ancora più importanti. Quelli che “decidono” sono il virus e i nostri comportamenti, non tanto le decisioni politiche. Se solo le persone lo capissero…».
Foto in copertina: ANSA/CESARE ABBATE
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