In Evidenza Legge di bilancioOpen ArmsTony Effe
DIRITTICataniaIntervisteLGBTQ+OmofobiaSiciliaVideo

«Umiliata ai controlli dell’aeroporto perché trans»: il racconto della stilista siciliana Cori Amenta – L’intervista

29 Novembre 2020 - 09:40 Fabio Giuffrida
A Open la ragazza racconta l’incubo di essere trans in Italia, tra battute e insulti continui: «Al supermercato, in edicola, dal pescivendolo, è sempre così. Ci trattano come se fossimo prostitute»

«All’aeroporto di Catania, mentre ero ai controlli, uno degli addetti alla sicurezza, capendo che ero trans, ha urlato a un suo collega “vieni qui che ci sono i calamari”. In Sicilia “calamaro” è sinonimo di froc**. Credetemi, davanti a tutti mi sono sentita umiliata. E non è la prima volta che accade: in altre occasioni si guardano fra di loro, sorridono, dicono “perquisisci la signora”, fanno i bulli. Ma mai così». A parlare a Open è Cori Amenta, una donna trans che, solo qualche giorno fa, ha trovato il coraggio di denunciare pubblicamente quanto accaduto il 31 ottobre scorso all’aeroporto di Catania.

L’aeroporto ha avviato un’indagine interna

Lei, di origini siciliane ma residente a Milano dove fa la stylist, stava rientrando nel capoluogo lombardo dopo essere stata nella sua Noto, in provincia di Siracusa. Mai si sarebbe potuta immaginare un’umiliazione così, in pubblico: «Quando ho affrontato l’addetto alla sicurezza, dicendogli che conoscevo bene il significato di quella frase, lui ha negato tutto e si è coperto il distintivo per non farsi identificare». Un episodio spiacevole su cui la Sac, che gestisce l’aeroporto etneo, vuole vederci chiaro: è stata avviata un’indagine interna. «È in corso la visione delle immagini della videosorveglianza e di tutto quanto possa tornare utile per chiarire la vicenda», fanno sapere.

Dura anche la presa di posizione di Arcigay Catania che, tramite il suo presidente Armando Caravini, ha parlato di «volgare attacco transfobico»: «Che un aeroporto internazionale non sappia come trattare i passeggeri Lgbtq+ è francamente inaccettabile». Il deputato Alessandro Zan, “papà” della legge contro l’omofobia, contattato da Open, fa sapere che «presenterà un’interrogazione parlamentare sulla vicenda».

«Io da sempre vittima di insulti»

Cori Amenta ci confida che quello che ha vissuto è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi: «Al supermercato, in edicola, dal pescivendolo, è sempre così. C’è la mamma che dice al figlio “guarda, quello è un maschio”, ci sono gli uomini che si fermano con le loro auto dicendomi “vuoi salire in macchina?”, ci sono persino quelli che ci lasciano i bigliettini. Insomma, ci scambiano per prostitute», racconta. Peccato che Cori conviva con un uomo da 10 anni e che, nonostante le difficoltà nella ricerca del lavoro, non abbia mai pensato di fare altro se non seguire la sua passione, la moda. Una ricerca stilistica che parte anche dalle sue esperienze personali. Ad esempio ha creato una collezione di scarpe fino alla taglia 45, visto che per lei non è mai stato facile trovare calzature da donna con una taglia così grande. Riuscire a produrle con il suo marchio è stata una rivincita.

L’infanzia rovinata dai bulli, la fuga dalla Sicilia e la nuova vita a Milano

La sua, come quella della stragrande maggioranza delle donne e degli uomini trans, non è stata un’infanzia semplice e felice. A sei anni ha capito di essere nata in un corpo che non sentiva suo: «Volevo preparare le torte e stare con le mie compagne, non volevo di certo giocare a calcio». Poi, da grande, la situazione è diventata insostenibile: «Quando andavo alle superiori, mi scrivevano “froc**” sui quaderni, mi aspettavano fuori dalla scuola per prendere a calci il mio zaino. Ero il perfetto bersaglio dei bulli, tutto era diventato un incubo. Inutile persino fingere di essere eterosessuale, non è servito a nulla».

A 18 anni la decisione di lasciare la Sicilia per trasferirsi a Milano. Poi con il passare del tempo – perché «prima avevo paura di non essere accettata dalla mia famiglia» – la decisione di avviare il percorso di transizione da uomo a donna. Da Vincenzo Corrado a Cori. Una fuga dalla sua Sicilia in cui oggi, però, tornerebbe a vivere: «Noto, negli ultimi anni, è diventata meta gay. Ora è normale che due uomini o due donne si bacino in centro». Prima, a giudicare dalle sue parole, decisamente no.

Foto in copertina: FACEBOOK | CORI AMENTA

Continua a leggere su Open

Leggi anche:

Articoli di DIRITTI più letti