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Bufera su Conte: «Rimpasto? Non rincorriamo ambizioni personali…». Palazzo Chigi smentisce, ma i renziani sono già sul piede di guerra

30 Novembre 2020 - 10:59 Redazione
Nel colloquio del premier con il Corriere della Sera compaiono un paio di dichiarazioni durissime contro il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Potrebbe non bastare la smentita di palazzo Chigi, con i renziani già pronti a dar battaglia

Rischia di scatenare nuovi scontri nel governo il colloquio del premier Giuseppe Conte sul Corriere della Sera, già parzialmente smentito da palazzo Chigi per i passaggi al vetriolo sulle ipotesi di rimpasto e le pressioni interne, a cominciare da Italia Viva. Il Corriere riporta una dichiarazione netta del premier che sembra respingere ogni ipotesi di rivedere la squadra di governo: «Non possiamo rincorrere le ambizioni di qualcuno che spera in ruoli più importanti – avrebbe detto Conte. E su Renzi, considerato il capofila delle manovre, Conte sottolinea che forse, «avendo fondato un partito nuovo, non ha ottenuto i risultati che sperava».

Una ricostruzione smentita da fonti vicine a palazzo Chigi e riportate da Ansa. «In merito al colloquio con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pubblicato su Il Corriere della Sera, si precisa che l’unico tema trattato è stato il Recovery Plan. Tutte le altre ricostruzioni contenute nell’articolo, incluse quelle relative al cosiddetto rimpasto e al ruolo di Luigi Di Maio e Matteo Renzi, non solo non corrispondono a parole espresse dal Presidente del Consiglio ma non corrispondono neppure ai suoi pensieri», hanno fatto sapere.

Una smentita che rischia di non allontanare del tutto i venti di guerra tra le forze di maggioranza. Appena aperto il giornale, il presidente del partito renziano, Ettore Rosato, ha tuonato contro le dichiarazioni di Conte: «Preso atto delle parole del premier al Corriere, Italia Viva espliciterà la propria posizione ai tavoli della coalizione e in Parlamento durante la sessione di bilancio». Minacce più o meno velate insomma.

La task force sul Recovery Fund

I dettagli per la task force italiana che si occuperà della gestione del Recovery fund vanno delineandosi. L’erogazione degli aiuti per il Paese potrebbe arrivare all’inizio dell’estate: il governo ipotizza a giugno. Intanto il premier Conte spiega che nella cabina di regia, «che riferirà periodicamente non solo al Consiglio dei ministri ma anche al Parlamento», entreranno Roberto Gualtieri per il Pd e Stefano Patuanelli per il M5s.

Menzione speciale anche per il ministro Enzo Amendola che ricoprirà il ruolo di «referente dei progetti a Bruxelles». Entro il prossimo aprile, poi, tutti i 27 Paesi dovranno aver presentato i progetti destinati ad essere finanziati dal fondo pensato dopo lo scoppio della pandemia da Coronavirus per risollevare gli Stati Ue dalla crisi. La Commissione Ue avrà due mesi di tempo per valutarli e poi sarà il turno del Consiglio europeo che in 30 giorni dovrà esaminare i piani prima di dare l’approvazione. Dopo l’ok dell’Ue, il Parlamento dovrà votare il via libera finale.

Come funzionerà il gruppo di lavoro sui fondi Ue

L’organo politico del Recovery, capitanato da Giuseppe Conte, lavorerà insieme a un comitato esecutivo formato da sei manager, uno per ogni progetto del piano di ripresa: «Persone con forti competenze e capacità di coordinamento – dice Conte al Corriere della Sera. Dobbiamo coinvolgere il meglio del Paese, individuando 50 nomi per ognuno dei sei team» – quindi 300 in tutto, come già prospettato ieri, 29 novembre. «Non per assegnare centinaia di incarichi, ma per selezionare esperti in grado di seguire passo dopo passo la realizzazione dei lavori». La linea del premier non ammette sconti: «La tecnostruttura avrà poteri sostitutivi. Se un progetto ritarda o rischia di essere realizzato male, subentrano i tecnici e commissariano l’opera».

Il comitato di garanzia

Dai piani sul Recovery nessuno sarà lasciato fuori. A questo proposito Conte assicura «un grande confronto pubblico», grazie al quale verrà coinvolto tutto il Parlamento. Stiamo anche pensando a un comitato di garanzia, che sovrintenda all’attuazione dei progetti e verifichi che le cose stiano andando bene». Non solo. La nuova task force dovrebbe essere composta da dieci personalità «di altissimo livello». Saranno manager, economisti, industriali, esponenti delle professioni e del mondo del lavoro. L’auspicio di del presidente del Consiglio è che il comitato possa essere «nominato dal Colle».

Infine, «i progetti del Recovery richiedono rapidità di esecuzione. Non c’è nessun ritardo, siamo in dirittura finale. La Ue con la presidente Ursula von der Leyen ha messo su una struttura con la quale giorno per giorno ci confrontiamo. Il prossimo passaggio richiederà il coraggio di selezionare i progetti migliori e quando arriveremo alla fine saranno già stati esaminati».

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