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Folla per lo shopping, Miozzo: «Diventa ridicolo chiedere di evitare grandi cene, se poi fuori dai negozi c’è la bolgia»

30 Novembre 2020 - 09:57 Giovanni Ruggiero
Davanti alle scene di assembramenti fuori dai negozi a Torino, Milano e Roma, il capo del Cts insiste sul rispetto delle regole e il numero chiuso nelle zone commerciali prima che sia ancora una volta troppo tardi: «Succederà così che si morirà di infarto perché gli ospedali sono pieni di casi Covid».

È bastato passare da zona rossa ad arancione per rivedere gli assembramenti fuori dai negozi nella prima domenica di riapertura a Torino e Milano, ma anche a Roma in zona gialla. Immagini che sembravano ormai archiviate e che invece si ripresentano puntualissime come «un film già visto», dice Agostino Miozzo in un’intervista a Il Messaggero. Scene anche dolore per il capo del Cts che da sempre si batte perché si riaprano le scuole, anche prima del via libera ai negozi. La beffa rischia di essere che a gennaio torni il ritornello già sentito dopo l’ultima estate, quando veniva rimproverato che per colpa delle cattive abitudini durante le vacanze, ci si ritrova davanti a una nuova ondata.

Il rischio è fin troppo concreto, secondo il primario del Sacco di Milano, Massimo Galli, che taglia corto davanti a quelle scene di folla durante lo shopping: «Se non si rispettano le precauzioni – ha detto questa mattina ad Agorà su Raitre – non potremo che rivedere una situazione simile a quella che abbiamo già vissuto. È fatale che sia così». Il problema è il mancato rispetto delle minime regole di distanza e protezione che quelle immagini raccontano, come se finora non fosse successo nulla: «Se vedi la fotografia della folla in un grande magazzino romano – dice Miozzo – ti viene da chiedere: di cosa stiamo parlando? Se questa è la dimostrazione, l’immagine del poco rispetto delle regole di prevenzione della trasmissione del Coronavirus, allora ti preoccupi».

Limitare gli accessi in centro città

Con l’arrivo del periodo più caldo per lo shopping natalizio, non c’è altra soluzione se non far scattare dei «meccanismi regolatori» per evitare, o almeno contenere, gli assembramenti fuori dai negozi: «oppure al Cts possiamo dire ciò che vogliamo, ma possiamo fare poco». Serve una stretta insomma, a cominciare dai sindaci e dai governatori, perché «le regole ci sono: se via del Corso a Roma è piena, se una strada in un’altra città è troppo affollata, chiudiamo, numero chiuso».

Anche perché il rischio non è per niente sparito e la diffusione dei contagi è ancora troppo alta per stare tranquilli: «Sa cosa succederà? – dice Miozzo – Con gli ospedali affollati di pazienti Covid, si morirà di infarto perché le ambulanze sono bloccate, se hai un trauma cranico non troverai posto in terapia intensiva». Senza controlli che scoraggino i cattivi comportamenti, c’è poco da fare, insiste Miozzo: «Le misure ci sono ma non vengono applicate. Questa estate c’erano, ma se poi vengono piegate, noi del Cts possiamo fare ben poco. E diventa quasi ridicolo ribadire la corretta raccomandazione di non organizzare grandi cene tra congiunti, se poi per lo shopping c’è la bolgia».

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