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Maradona, nuove accuse: «Una settimana prima della morte è caduto e ha sbattuto la testa. Ma nessuno ha fatto niente»

30 Novembre 2020 - 17:54 Redazione
A dirlo è il legale dell’infermiera che si occupava dell’ex Pibe de Oro: «Diego non era in grado di decidere da sé che cosa fare ed è rimasto chiuso nella sua stanza per tre giorni»

La magistratura argentina vuole vederci chiaro sulla morte di Diego Armando Maradona. Il medico personale dell’ex Pibe de Oro, Leopoldo Luque, è indagato. E si fa sempre più fitto il mistero intorno alle ultime ore di Diego, morto il 25 novembre scorso nella sua casa di Tigre, in Argentina, a 60 anni. Emerge ora un altro dettaglio: Maradona sarebbe caduto in casa e avrebbe battuto la testa ma non sarebbe stato soccorso né portato in ospedale per fare una Tac e delle verifiche più approfondite. Ad aggravare il quadro il fatto che il campione fosse in quel momento convalescente dopo un delicato intervento chirurgico proprio alla testa.

Si tratta di una rivelazione fatta da Rodolfo Baqué, legale dell’infermiera che si occupava di Maradona, Gisela Madrid, e riportata dal quotidiano argentino La Nacion: «Maradona è caduto e ha battuto la testa proprio una settimana prima della sua morte, il mercoledì. Nessuno però lo ha portato in ospedale per una Tac…», dice l’avvocato. Per Baqué, nella caduta l’ex calciatore argentino avrebbe battuto il lato destro della testa, mentre l’operazione aveva interessato la parete sinistra. «Maradona non era in grado di decidere da sé che cosa fare ed è rimasto chiuso nella sua stanza per ben tre giorni», ha detto.

«Se non fosse stato in quella villa sarebbe ancora vivo»

Il legale ha aggiunto che Diego non stava «in un luogo appropriato (una villa nel quartiere residenziale San Andrés di Tigre, ndr)», che «non c’era un medico di base», e che «la somministrazione dei farmaci era a carico della psichiatra». Inoltre, secondo Baqué, la sua frequenza cardiaca superava i parametri normali: «È arrivato ad avere 115 pulsazioni al minuto, ed il giorno prima di morire ne aveva 109, quando è noto che un paziente con problemi coronarici non può superare le 80 pulsazioni». «Se non fosse stato là – ha detto Baqué – oggi probabilmente sarebbe ancora vivo».

In copertina EPA/ALEJANDRO PAGNI | Lo stadio La Bombonera, Buenos Aires, 29 novembre 2020.

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