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Caos nei gruppi M5s: più di 50 parlamentari contro l’accordo Mes, e fronda anche sul decreto Sicurezza

02 Dicembre 2020 - 18:07 Redazione
I 42 deputati e i 16 senatori minacciano di «bloccare la riforma del Mes durante il voto di ratifica nelle due Camere» se non viene rispettata la «logica del pacchetto»

«NO alla riforma del Mes. Il nuovo contesto dovrebbe portarci a riaffermarlo con maggiore forza e maggiori argomenti». Questo il contenuto della lettera firmata da oltre 50 parlamentari M5s (42 deputati e 16 senatori) in vista del voto del 9 dicembre in Aula prima del Consiglio Ue. Nel testo i parlamentari pongono l’accento sul fatto di «non voler mettere a rischio la maggioranza» di governo e fanno una richiesta: che nella risoluzione che sarà votata in Parlamento la riforma sia «subordinata alla logica del pacchetto». «In difetto – proseguono gli esponenti M5s – l’unico ulteriore passaggio che i parlamentari del MoVimento 5 Stelle avrebbero per bloccare la riforma del Mes sarebbe durante il voto di ratifica nelle due Camere». Destinatari della missiva sono i vertici del Movimento: il capo politico Vito Crimi, il capo delegazione Alfonso Bonafede, i capigruppo e, per conoscenza, Luigi Di Maio, Laura Agea e Riccardo Fraccaro.

Oltre alla lettera contenente il «no» alla riforma del Mes, sottoscritta da 58 parlamentari M5s, si registra anche una fronda che nel movimento si sta dando da fare per raccogliere adesioni ed esprimersi contro il decreto sicurezza che tra qualche giorno, il prossimo 9 dicembre, sarà votato alla Camera. L’occasione per sollevare la questione – fanno trapelare fonti del M5s – sarà l’assemblea congiunta dei deputati e senatori convocata per venerdì da Vito Crimi. Sarà dunque quella la sede per affrontare la questione che divide. In quella occasione, il capo politico cercherà di «trovare una mediazione tra i fronti con il vicepresidente vicario del gruppo alla Camera Riccardo Ricciardi che – registra Ansa – avrebbe chiesto di procedere ad una votazione per far decidere la maggioranza». Ma intanto chi si è mosso per chiudere la lettera e raccogliere adesioni sta facendo pressing per aprire un altro fronte e ribadire un chiaro «no», oltre che al Mes, anche al Dl Sicurezza. Se l’organizzazione di questo gruppo andasse in porto, anche il decreto potrebbe non passare.

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