Anche Maria Rita Gismondo (Sacco) non si fida dei primi vaccini: «Non lo farò subito, quella di Speranza per ora sembra una soluzione magica»
Vaccino anti-Covid a gennaio? «Per ora assolutamente no». È questa la linea portata avanti dalla dottoressa Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Polo Universitario Ospedale Sacco di Milano. Sebbene abbia certamente intenzione di vaccinarsi, ma solo «quando ci sarà un vaccino che riterrò sicuro», sottolinea in un’intervista ad Affari Italiani. La dottoressa Gismondo, infatti, nutre forte scetticismo verso le ultime dichiarazioni del ministro della Salute Roberto Speranza, definendo la roadmap vaccinale illustrata dal ministro della Salute quasi «una soluzione magica».
Al Senato il ministro ha assicurato che la campagna di vaccinazione inizierà a gennaio (ma entrerà nel vivo tra la primavera e l’estate del 2021, ndr). A esser vaccinati per primi saranno proprio medici, infermieri e operatori socio-sanitari, assieme a anziani delle Rsa e tutte le persone in età avanzata e che presentano maggiori fattori di contrarre il virus. Su questo punto la dottoressa Gismondo si trova d’accordo con il ministro, ma con delle sostanziali riserve, perché «l’importante è che il vaccino impedisca la circolazione del virus».
Il nodo scettico è prevalentemente sul vaccino in sé, quello sviluppato da Pfizer-BioNTech, e poi a seguire quelli sulle modalità di stoccaggio, distribuzione e somministrazione a livello regionale. Perché come dichiarato dalla direttrice del laboratorio di microbiologia clinica del Sacco «la Pfizer afferma che il suo vaccino non previene l’infezione da Covid-1, ma ne attenua i sintomi», e quindi gli operatori medico-sanitari resterebbero comunque esposti al rischio di contagio, non bloccando – di fatto – la circolazione del virus.
Ma la dottoressa Gismondo, anche al netto del fatto che sino ad oggi si è parlato solo di efficacia mediante comunicati stampa e non con dati scientifici consolidati, ha dei dubbi sul fatto che «in venti giorni venga fuori il mondo in termini di dati scientifici», anche perché sebbene «davanti a una pandemia l’accelerazione è giustificata», il rischio – a suo dire – è quello di andare «a sbattere». Insomma, iniziare le vaccinazioni a gennaio «è davvero prematuro».
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