Coronavirus, Brusaferro: «Dati incoraggianti ma terapie intensive ancora sovraccariche» – Il monitoraggio dell’Iss
«L’Italia si sta lentamente decolorando». Questa, in estrema sintesi, l’analisi del presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro alla conferenza stampa al ministero della Salute relativa al nuovo monitoraggio regionale della cabina di regia. Prendendo in esame l’andamento dell’epidemia da Coronavirus in Italia rispetto al resto d’Europa, Brusaferro ha spiegato che la tinta non più rossa – che segna un tasso di rischio molto alto – ma arancione del Paese, e non solo, riflette in qualche modo il fatto che «un po’ in tutti i paesi Ue l’epidemia sta cominciando a decrescere. L’Italia ha ancora valori piuttosto elevati di incidenza, quindi il trend è decrescente ma il numero di nuovi casi quotidiani è ancora importante», ha sottolineato.
Terapie intensive e decessi
Per quanto riguarda le strutture ospedaliere e le terapie intensive, ancora fortemente stressate, «la curva comincia a flettersi. Tuttavia ancora siamo sopra la soglia di emergenza anche se la curva si è appiattita, quindi c’è la necessità di dilazionare gli interventi programmati», ha spiegato Brusaferro. Il presidente dell’Iss ha spiegato, poi, che «i deceduti hanno età media di 81 anni. Le terapie intensive ospitano soprattutto persone oltre 70 anni e prevale la popolazione maschile».
L’indice Rt
«In larga parte delle regioni c’è un sovraccarico e un rischio alto. La trasmissione ha raggiunto Rt inferiore a 1 e c’è un calo dell’incidenza, che però rimane elevata. Quindi siamo in una situazione di miglioramento ma di assoluta attenzione perché il numero di 20 mila casi al giorno è ancora troppo alto. Bisogna portare tutte le regioni sotto Rt 1». In conclusione, «Ci troviamo in una situazione con molti segnali positivi – ha aggiunto Brusaferro – ma siamo in una fase iniziale di contenimento dove le misure stanno portando risultati ma occorre mantenere alta l’attenzione nelle misure di contenimento per raggiungere livelli di incidenza di casi più sostenibili».
Rezza: «Incidenza ancora elevata»
Anche per il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, il tasso di occupazione delle terapie intensive è ancora alto, si trova infatti «al di sopra della soglia critica anche se si nota un iniziale lieve decremento dei ricoveri ospedalieri e terapia intensiva. L’incidenza è ancora elevata, intorno a 570 casi per 100 mila abitanti. Però grazie alle misure di contenimento scende di poco, al di sotto di 1, l’Rt». Insomma, la ricetta è sempre la stessa: bisogna tenere alta la guardia. «Nel momento in cui si allentano le misure l’onda dei contagi riparte e sono necessarie misure più restrittive, quindi bisogna cercare di mantenere bassa la curva».
Sui vaccini
Per quanto riguara i vaccini, Rezza tiene a specificare che «non c’è una evidenza che ci dica che chi è stato infetto o malato non possa fare dopo il vaccino, quindi in teoria chiunque può fare il vaccino anti Covid. È solo una questione di priorità. Se si dovessero stabilire delle priorità, allora si potrebbe vaccinare prima chi non si è ammalato perché si presuppone che chi si è infettato abbia una certa protezione».
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