La collezione di Mahmood contro il bullismo finisce sotto attacco per i ricavi devoluti al Moige
«Sono orgoglioso di presentarvi Mahmood x Yoox, la capsule collection che abbiamo creato insieme per celebrare la bellezza della condivisione e dire stop al bullismo, di qualsiasi natura. Spero che il 2021 possa riportarci il sorriso, in fondo ne abbiamo tutti bisogno». È con queste parole che il cantautore e rapper milanese Mahmood (al secolo Alessandro Mahmoud), vincitore del Festival di Sanremo 2019 con Soldi, ha presentato sul proprio account Instagram una nuova iniziativa di beneficenza, volta ad «aiutare i giovani vittime di bullismo e cyberbullismo».
La polemica
Un’iniziativa di beneficenza con presupposti lodevoli, ma che ha sollevato polemiche e perplessità, tra fan e no. I proventi delle vendite della capsule collection di Mahmood x Yoox verranno infatti destinati al Movimento Italiano Genitori, il Moige, l’associazione «per la protezione e la sicurezza dei bambini, attraverso azioni di intervento e prevenzione sui problemi dell’infanzia e dell’adolescenza». Un’associazione che, in passato, più di una volta, si è mossa proprio contro il mondo LGBTQ+.
Mahmood: «Il bullismo è quanto di più lontano da me»
Mahmood, presentando la capsule collection in edizione limitata, e costituita da due felpe e due t-shirt su cui son stati serigrafati due disegni personali realizzati dall’artista durante l’infanzia, ha dichiarato di voler «dare dare qualcosa che fosse significativo e personale» al progetto di beneficenza. «Ho sempre raccontato di inclusione e inclusività – ha aggiunto – perché credo fortemente in questo valore. Il bullismo è quanto di più lontano da me, si distacca completamente dai principi con cui sono cresciuto». L’artista ha concluso: «Tutto ciò che mi permette di raccontare qualcosa di me stesso oltre la musica diventa un altro modo di esprimermi, ancora di più se fatto per una charity».
La replica dell’associazione
Non si è fatta attendere la replica del Moige: «Desideriamo ribadire, come già chiaramente detto in un’intervista del presidente e fondatore Maria Rita Munizzi nel gennaio 2016, che nei toni a volte aspri del dibattito, rispettiamo ed amiamo ogni persona, indipendentemente dalla sua cultura, religione, sesso, etnia, e dai suoi comportamenti, preferenze, ed orientamento sessuale», si legge in un comunicato stampa diffuso in giornata.
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