Mes, Di Maio sfida i dissidenti: «Non si porti Conte al patibolo. Serve stabilità, chi non vota la risoluzione vota contro il governo»
«Non potete portare Conte sul patibolo. Chi non voterà quella risoluzione, voterà contro il premier e il suo governo che viene in aula a chiedere la fiducia del Parlamento per andare in Europa anche a trattare lo sblocco dei fondi del Recovery fund». Sono parole dure quelle usate dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio pronunciate nel corso dell’assemblea congiunta del M5s della serata. L’ex vicepremier del Conte I si rivolge in particolare ai cosiddetti dissidenti, ovvero coloro (42 deputati e i 16 senatori) che qualche giorno fa hanno preso l’iniziativa di redigere e sottoscrivere una lettera indirizzata ai vertici del Movimento nella quale si ribadiva forte e chiaro il «no» alla riforma del Mes e si minacciava di «bloccarla durante il voto di ratifica nelle due Camere».
«L’Italia ha bisogno di stabilità e noi dobbiamo dargliela – scandisce Di Maio in assemblea -. Trovo francamente folle e irresponsabile non votare quella risoluzione». «Siamo al governo della settima potenza mondiale – prosegue il ministro – in una fase come quella che stiamo vivendo serve grande senso di responsabilità. Non cadiamo nelle trappole di chi ci vuole deboli, di chi lavora solo per colpirci». Il capo politico Vito Crimi evidenzia chiaramente di non aver affatto apprezzato il «metodo della conta» usato con quella lettera ai vertici recapitata. «C’è modo e modo di esprimere le proprie opinioni, che sono legittime – tuona in assemblea davanti ai parlamentari -, senza creare situazioni nelle quali sembra che qualcuno la pensi in un modo diverso rispetto agli altri».
«La riforma del Mes non ci piace, certo – conclude l’attuale leader del Movimento – ma ho detto che non faremo ostruzionismo se tutti gli altri Paesi europei stanno andando in quella direzione e sono quegli stessi Paesi europei con cui ci troviamo a giocare una partita molto più complessa per il futuro dell’Ue». Alle parole di Di Maio si accodano quelle di Alfonso Bonafede. «In un momento come questo, con la pandemia in corso e i sacrifici che milioni di italiani stanno facendo, è da irresponsabili pensare di mettere in difficoltà il governo. Non ce lo perdonerebbero mai – ragiona il ministro della Giustizia -. Dobbiamo essere compatti e difendere e sostenere il lavoro che sta portando avanti il premier». E sulla famosa lettera dei 58 dissidenti: «Rispetto l’opinione contenuta nella lettera ma il confronto, anche acceso, si deve svolgere all’interno dell’assemblea per trovare una sintesi».
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