Coronavirus, Arcuri: «Vaccineremo i migranti, hanno gli stessi diritti degli italiani», Miozzo: «Valuteremo obbligo per le categorie a rischio»
Il piano vaccinale funzionerà e nel giro di 15 mesi tutta la popolazione riuscirà ad avere somministrata la formula «che ci farà uscire da questa tragedia». Il commissario all’emergenza Domenico Arcuri ha parlato chiaro sulla prossima campagna vaccinale contro il Coronavirus programmata dal governo, durante la trasmissione Mezz’ora in più di Lucia Annunziata. Nell’ipotesi che gli istituti di certificazione europei e italiani, Ema e Aifa, forniscano un via libera a tutti e sei i candidati vaccini arrivati attualmente nella fase più avanzata della sperimentazione, Arcuri prevede una campagna che porterà alla diffusione delle prime dosi in Italia già dal prossimo gennaio. «Attendiamo 202 milioni di dosi di vaccino, il 13,5% di dosi che le aziende produrranno spetteranno quindi all’Italia. Pfizer, Moderna e Astrazeneca le formule che arriveranno per prime».
Dopo essersi speso sulla sicurezza ed efficacia delle dosi che riceveranno l’ok dagli enti regolatori, il commissario Arcuri ha poi anticipato un coinvolgimento totale delle forze armate per mettere in atto il piano pensato dal governo. «Insieme ai ministri Guerini e Speranza abbiamo definito come hub di stoccaggio di tutte le dosi che ci arriveranno l’aeroporto militare di Pratica di mare. Un luogo di dimensioni importanti a livello europeo, con una posizione strategica per la diffusione in tutto il territorio nazionale» ha detto Arcuri, spiegando come da lì partiranno aerei, elicotteri e automezzi su gomma verso «i 1.500 i punti di distribuzione previsti».
In quanto alle priorità di diffusione, Arcuri ha ribadito la necessità di vaccinare sanitari e anziani e di dover proteggere subito dopo chi non è mai stato malato da SARS-Cov-2. «Gli infettati hanno alcuni mesi di immunità per cui sarà prioritario proteggere chi non ha mai avuto a che fare con il virus», ha chiarito. Riferimento non da sottovalutare anche quello alla parte di popolazione immigrata, tema che potrebbe aprire l’ennesimo fronte con l’opposizione già agguerrita sulle modifiche al dl Sicurezza: «Sarebbe molto importante che tutte le persone che attraversano le nostre strade possano essere sottoposte alla vaccinazione» ha dichiarato il commissario: «I migranti hanno diritti uguali a quelli dei cittadini italiani». E se il piano dovesse andare storto? «C’è una sola ragione per cui questo dovrebbe verificarsi», ha risposto Arcuri, «che non tutte le formule attualmente candidate ricevano il via libera dagli enti regolatori».
Miozzo: «Convincere a vaccinarsi per non arrivare all’obbligo»
A fare da eco al commissario per l’emergenza anche l’intervento del coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo. «Sul piano vaccini sono molto fiducioso, è una scommessa che non possiamo sbagliare e aver coinvolto anche le forze armate è stata una buona scelta» ha detto il professore durante l’intervista di Lucia Annunziata. Pur ribadendo la non obbligatorietà riservata alla somministrazione vaccinale, Miozzo teme la reticenza non solo dei no vax, «ma anche di tutte quelle persone attualmente dubbiose e preoccupate sulla sicurezza delle formule in arrivo».
L’approccio iniziale sarà dunque quello di «convincimento e persuasione», sperando di non essere costretti ad arrivare ad un’ipotesi di obbligo «almeno per quanto riguarda le categorie ritenute più a rischio, personalmente sono per un’idea un po’ più rigida». L’opera di convincimento sarà centrale nella sempre «più difficile comunicazione tra scienza, governo e cittadini», resa impegnativa secondo il professore anche dal mondo dei social, «attualmente il luogo più pericoloso di strumentalizzazione dell’emergenza, in cui sono diventati centrali i messaggi trasmessi dagli influencer con 5 milioni di followers».
«Ci aspettano pronti soccorso pieni, rispettare regole a Natale»
Sul Natale la posizione di Miozzo è piuttosto chiara: «I numeri sono ancora alti e quello che ci aspetta è il periodo delle influenze. I pronto soccorso saranno invasi e avremo il raddoppio delle criticità», spiega, sottolineando come diventerà ulteriormente difficile distinguere una febbre a 38 causata da Covid-19 o da semplice influenza. «Non possiamo rilassarci» ha continuato il professore, facendo riferimento anche a quanto la capacità di convivenza con il virus ora sia nettamente aumentata rispetto ai grossi sacrifici di marzo, «motivo per cui abbiamo cercato di adottare misure compatibili con la situazione sociale ed economica del Paese, che deve continuare a vivere».
Sulla situazione specifica dei dati Covid, i decessi continuano ad essere il problema maggiore. I motivi di un incremento che non accenna a diminuire, con una media settimanale di oltre 700 morti al giorno, sarebbero secondo Miozzo, in primis, «la convivenza nel nostro Paese di giovani con anziani negli stessi spazi, spesso non molto grandi», senza escludere poi la rigorosità della registrazione dei dati. «Siamo molto seri nel categorizzare i decessi rispetto agli altri Paesi, dove non è detto che l’85enne con scompenso cardiaco e affetto da virus, sia inserito nell’elenco dei morti per Covid».
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