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Oltre 14 mila medici bloccati da un concorso. Ancora un ritardo per le borse degli specializzandi

06 Dicembre 2020 - 07:16 Riccardo Liberatore
Il concorso, già posticipato a causa del Coronavirus, doveva concludersi il 5 ottobre con la pubblicazione della graduatoria. Ma è stato soltanto il primo rinvio: adesso la nuova scadenza è il 15 dicembre

Più di 14 mila medici sono ancora in attesa della loro assegnazione alle Scuole di specializzazione per l’anno accademico 2019/2020, nonostante gli esami si siano tenuti a settembre. Difficile da credere, soprattutto visto l’arruolamento degli specializzandi nei reparti ospedalieri (Covid e non) a partire dai primi mesi della pandemia. Come hanno spiegato due specializzandi a Open, il timore è che il processo possa prolungarsi ulteriormente fino a gennaio 2021, con un costo non indifferente per i neo-laureati che, nel frattempo, dovranno decidere se accettare o rifiutare nuovi impieghi.

Il nodo dei ricorsi

I ritardi sono dovuti principalmente ai ricorsi presentati dopo la prova di settembre, che a sua volta era stata rimandata di due mesi per l’emergenza sanitaria. La graduatoria doveva essere pubblicata il 5 ottobre e le borse dovevano essere assegnate il 13, 8 giorni dopo. Ma la scadenza è slittata più volte, prima al 30 novembre, poi al 3 dicembre e infine al 15 dicembre. Il ministro dell’Università e della ricerca, Gaetano Manfredi ha tentato di rassicurare gli specializzandi che temono di vedere invalidato l’esame o di dover aspettare il prossimo anno accademico dichiarando che «la necessità di intraprendere tale strada non avrà alcun impatto sul percorso formativo degli specializzandi».

«Molti hanno dovuto rinunciare a lavori alternativi»

«Non ho accettato lavori in questo momento perché ero in attesa del 30 dicembre, la data in cui sarebbe cominciata la specialistica», racconta a Open Paolo, 26 anni, aspirante cardiologo di Torino. Ribadisce il concetto un altro aspirante specializzando di 25 anni, Simone, di Grottaglie in provincia di Taranto. «Molti di noi sono stati messi nella posizione di non accettare opportunità lavorative oppure hanno dovuto dimettersi in maniera precoce in quanto ci sono state date delle scadenze che poi non sono state rispettate». Un problema non soltanto per i “camici grigi”, come vengono chiamati gli specializzandi ma anche per il sistema sanitario nazionale che così fatica a fornire i servizi necessari.

«La specialistica è fondamentale anche per il sistema sanitario»

«La specialistica è un percorso fondamentale per noi medici perché ci permette di accedere all’ospedale ma anche per la situazione in Italia in cui mancano non tanto medici ma specialisti», aggiunge a riguardo il neo-laureato torinese, Paolo. «In cardiologia e pediatria – spiega – ci sarà un disavanzo tra il numero di medici che andranno in pensione e quelli che verranno formati. Quindi è fondamentale cominciare un percorso di specialistica e formare medici specializzati». Effettivamente i numeri dicono questo, nonostante gli sforzi dell’attuale Governo per aumentare il numero di borse di specializzazione erogate annualmente (sono oltre 14 mila contro le 8.935 dell’anno precedente), il sistema sconta anni in cui le borse si sono rilevate insufficienti ad assorbire il numero di laureati abilitati.

Nel frattempo mentre una parte del Partito Democratico, tra cui l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, chiede al ministero di superare  «l’imbuto formativo», l’opposizione attacca con in testa Salvini che su Twitter accusa il governo di favorire «l’immigrazione clandestina» anziché aiutare gli specializzandi. Schermaglie politiche a parte, ora questi 14 mila medici dovranno aspettare (almeno) altri nove giorni prima di sapere dove lavoreranno nei prossimi anni.

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