Recovery Plan, nella bozza 9 miliardi per la sanità e 17 per la parità di genere. Giù le tasse per il ceto medio
Il Consiglio dei ministri è stato sospeso a causa della notizia di Lamorgese positiva, ma è già cominciata a circolare la bozza del Recovery plan. Si tratta di un documento di 125 pagine ed è diviso in quattro parti. Il testo, studiato per il cosiddetto Piano di ripresa e resilienza del Paese e che farà da cuscinetto alla crisi creata dal Coronavirus, traccia gli obiettivi, le riforme e gli investimenti, l’attuazione e il monitoraggio del piano e la valutazione dell’impatto economico. Le riforme e gli investimenti mirano a «una transizione green, smart and healthy». Nello specifico, le misure riguarderanno la riforma della giustizia; digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca, parità di genere, coesione sociale e territoriale; e salute.
Macro aree e risorse finanziarie
Ammontano a 196 miliardi le risorse che, secondo la bozza visionata dall’Ansa, il governo metterà per le sei macro aree del piano. Alla digitalizzazione e innovazione saranno destinati 48,7 miliardi, all’area Rivoluzione verde e transizione ecologica andranno 74,3 miliardi, al settore Infrastrutture per una mobilità sostenibile 27,7 miliardi. Il capitolo Istruzione e ricerca può contare su 19,2 miliardi, quello sulla Parità di genere su 17,1 miliardi, secondo la bozza. L’area Sanità, infine, conterà su 9 miliardi.
I 17 cluster
Oggetto del Cdm saranno anche i finanziamenti per ciascuno delle 17 sottocategorie, o cluster. Il cluster più ricco è quello dell’Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici del capitolo Rivoluzione verde, che può contare su 40,1 miliardi. Al secondo posto i progetti relativi a Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione, del capitolo Digitalizzazione, a cui dovrebbero essere destinati 35,5 miliardi. È di 23,6 miliardi, invece, il pacchetto di risorse sui cui potrà contare il cluster Alta velocità di rete e comunicazione stradale 4.0. Poco più di dieci miliardi saranno dirottati sui progetti di Potenziamento della didattico e diritto allo studio mentre nel capitolo Sanità 4,8 miliardi dovrebbero andare al cluster Assistenza di prossimità e telemedicina e 4,2 ai progetti per Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria.
La riforma sull’Irpef
«La riforma fiscale che abbiamo in mente – si legge nella bozza – e i cui principi e criteri saranno presentati con il disegno di legge delega che il Parlamento sarà chiamato ad esaminare risponderà, da un lato, all’esigenza di definire una riforma organica del nostro sistema fiscale e, dall’altro, alla necessità che il disegno riformatore possa essere attuato nei tempi previsti per la fine della legislatura». «Abbiamo pensato innanzitutto a una riforma dell’Irpef, perché è l’imposta principale, interessa circa 41 milioni di contribuenti (dichiarazioni 2019 riferite all’anno di imposta 2018), e perché è quella che mostra più di ogni altra evidenti problemi di inefficienza, iniquità verticale e orizzontale e mancanza di trasparenza».
La delega fiscale «avrà inoltre l’obiettivo di riordinare le spese fiscali e la tassazione ambientale. Sono questi due interventi che potranno completare il disegno di riforma dell’Irpef con benefici in termini di efficienza, equità e trasparenza e che sono diventati ancor più prioritari all’interno del nuovo disegno strategico ispirato a logiche di sostenibilità ambientale e sociale che guiderà la politica economica italiana ed europea per i prossimi decenni».
I super manager che «vigilano e monitorano»
La bozza non indica il numero dei super manager designati a dirottare le risorse economiche di ogni progetto – nonostante si fosse parlato di sei personalità -, ma li identifica come soggetti che avranno compiti di «impulso e coordinamento operativo», «vigilanza e monitoraggio», «segnalazione e pubblicazione» di ritardi e inerzie su cui potranno agire con «poteri sostitutivi». In altre parole, citando il testo, saranno dei «responsabili di missione in ciascun settore interessato» con «responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano, la costante verifica del cronoprogramma nonché il compito di adoperarsi, anche attraverso l’attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell’intervento programmato».
E il Comitato di responsabilità sociale
Non solo manager, ma anche un Comitato di responsabilità sociale composto da «rappresentanti delle categorie produttive, del sistema dell’università e della ricerca» per seguire l’attuazione e dare «pareri e suggerimenti». «I membri del comitato sono scelti tra personalità di alto profilo istituzionale e scientifico e di notoria indipendenza» e potranno dare «consulenze» su «specifiche problematiche» e «segnalare collaborativamente ogni profilo ritenuto rilevante per la realizzazione del Pnrr», è scritto nel piano.
Conte: «Europa protagonista di questa battaglia»
«L’Italia ha compreso prima di altri che l’Europa doveva essere protagonista in questa battaglia, che questa volta poteva e doveva dare una risposta forte e unitaria», ha scritto Giuseppe Conte nella premessa della bozza. «Abbiamo insistito perché questa decisione venisse presa, ci abbiamo creduto nonostante più d’uno, anche in Italia, ritenesse assai improbabile un accordo. Il piano finanziario straordinario approvato lo scorso luglio dal Consiglio Europeo è anche il frutto dei nostri sforzi».
Lo scontro
Previsto per le 9 di questa mattina, 7 dicembre, il Consiglio dei ministri sulla governance del Recovery plan è slittato alle 13. Un ritardo dovuto alle resistenze di Italia Viva sulla cabina di regia che dovrà gestire gli stanziamenti del Recovery fund. Ad opporsi, in prima linea, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova e capodelegazione di Iv al governo. «Ad una prima sommaria lettura la bozza sulla governance del Recovery inviata ai ministri stanotte appare opaca, e presenta profili di incostituzionalità. 209 miliardi non sono un fatto privato» – ha scritto in un post su Facebook.
«Ho ricevuto alle 2 di stanotte un testo, senza avere il tempo di un approfondimento puntuale. Una pratica inaccettabile e discutibilissima, soprattutto se è in gioco il futuro del Paese. Equivale a chiedere di votare al buio. Italia Viva non lo ritiene possibile». E poi aggiunge: «Non abbiamo alcun bisogno di strutture parallele, che esautorano Ministri, Ministeri e Parlamento, accentrando e spostando altrove il cuore del processo, decisivo per l’Italia dei prossimi 10 anni».
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