Scuola, sorpresa: la didattica a distanza piace agli italiani. Soprattutto ai disoccupati
C’è un dato che sembra andare in controtendenza con le manifestazioni di alunni e genitori che, negli ultimi mesi, hanno premuto per il ritorno a scuola dei ragazzi. Il 64% degli italiani giudica positivamente i ricorso alla didattica a distanza nelle scuole superiori. Il 31%, invece, si è detto contrario alla misura del governo, mentre il 5% non si è voluto esprimere sul tema. Sono i risultati del sondaggio Demos & Pi, pubblicato da Ilvo Diamanti su la Repubblica.
Spacchettando i dati, emerge come soltanto l’8% del campione intervistato abbia un giudizio molto negativo nei confronti della chiusura delle scuole secondarie di secondo grado. Analizzando ulteriormente il campione in base alle categorie socio-professionali, sono i disoccupati ad avere un giudizio particolarmente positivo sulla didattica a distanza: il 24% si dice molto positivo. Subito dopo, ci sono gli stessi studenti, che nel 18% dei casi danno il massimo dei voti a questo tipo di insegnamento. Al terzo posto, tecnici, impiegati, dirigenti e funzionari, al 16%.
Anche la fascia di età di appartenenza restituisce uno spaccato interessante sulla percentuale di gradimento della Dad alle scuole superiori. I più favorevoli, con un 21% di giudizi che rientrano nella categoria molto positivo, sono i giovani di età compresa tra i 18 e i 29. I più scettici, con un 13% di molto negativo, sono le persone che rientrano tra i 30 e i 40 anni. Se dal punto di vista strettamente numerico l’indagine sembra corroborare la scelta di tenere chiuse le scuole per questioni di sicurezza legate al Coronavirus, c’è un altro aspetto che non si può sottovalutare.
Il sociologo Diamanti rileva come «la “scuola a distanza”, per quanto utile, ci abitua ad agire e a vivere “da soli”. Sostituendo il digitale al contatto personale. Con il rischio di costruire una società di “persone sole”. E “da soli” è difficile essere felici. Di certo, il “distanziamento” annuncia il declino del “legame sociale”. Cioè, della società – Diamanti conclude con una considerazione per il post festività natalizie -. Il ritorno della didattica in presenza, previsto a partire dal prossimo gennaio, dunque, è opportuno. Per contrastare il virus della solitudine. A condizione, ovviamente, di non liberare…il Coronavirus».
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