Egitto, niente da fare per Patrick Zaki: lo studente dell’Università di Bologna resterà in carcere altri 45 giorni
Patrick Zaki dorme per terra, nelle fredde celle delle carceri egiziane, ormai da dieci mesi. Era il 7 febbraio 2020 quando, tornando in Egitto da Bologna per passare una settimana con la famiglia, fu arrestato con l’accusa di propaganda sovversiva. Oggi, la sua storia si trovava davanti a un bivio: il 29enne poteva vedere finalmente interrotta la sua custodia cautelare, oppure subirne una proroga di altri 45 giorni.
La decisione è stata presa: il tribunale del Cairo, nello specifico una corte per l’antiterrorismo, ha scelto di allungare la custodia di un altro mese e mezzo. Al termine dell’udienza di ieri, Hoda Nasrallah, una dei legali di Zaki, aveva già espresso il suo pessimismo sulla sentenza: un giudice aveva dichiarato la disponibilità a concedere al giovane l’accesso ai libri in carcere, ventilando appunto l’ipotesi che lo studente potesse ancora restare in custodia cautelare.
La legge egiziana prevede che la custodia cautelare possa durare fino a due anni. Per i primi cinque mesi deve essere rinnovata su base quindicinale, poi i prolungamenti possono essere deliberati dalla magistratura ogni 45 giorni. È accaduto di nuovo. Le accuse a carico dell’attivista e studente dell’ateneo bolognese si basano su dieci post pubblicati da un account Facebook che i suoi legali considerano falso. Per il suo caso, sono stati configurati diversi reati che vanno dalla diffusione di notizie false all’incitamento alla protesta, dall’istigazione alla violenza ai crimini terroristici. Secondo Amnesty International, Zaki rischia una condanna fino a 25 anni.
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