Tampon tax, Iva al 5% sugli assorbenti nella prossima manovra. Boldrini: «Il ciclo non è un lusso» – L’intervista
Sono 15 milioni le donne in età fertile in Italia. Su assorbenti, tamponi, coppetta mestruale – su tutti quei prodotti che devono necessariamente usare una volta al mese, ogni mese al netto di eventuali gravidanze – pagano un’Iva al 22%. Un bene di prima necessità viene «tassato come fosse un tartufo pregiato», e a deciderlo non sono certamente le donne. Accade mentre la Scozia, per esempio, è il primo Paese al mondo a permettere l’accesso gratuito e universale ai prodotti per le mestruazioni. «In paesi come Spagna, Grecia o Austria l’aliquota è al 10%. In Francia al 5,5%, in Irlanda l’Iva è allo 0%», spiega a Open l’ex presidente della Camera e oggi deputata Pd Laura Boldrini. «Parliamo di qualcosa che ha un impatto nell’economia della famiglie e di una donna. Nel momento in cui c’è un momento di particolare fragilità economica come quello attuale, è doveroso dare un segnale».
L’anno scorso si è ottenuto un taglio dell’imposta nella Legge di Bilancio per gli assorbenti compostabili o lavabili, estendendo lo sgravio a tutti i prodotti «per la protezione dell’igiene femminile quali assorbenti igienici esterni e tamponi interni, coppette mestruali». Era stato il compromesso trovato in seguito all’iniziativa che vedeva in prima fila anche allora l’ex presidente. Ora Boldrini è tornata alla carica, presentando un emendamento a sua prima firma al disegno di legge di Bilancio (che comincia oggi l’esame in commissione alla Camera e che deve essere approvato da entrambi i rami del parlamento entro Natale) per intervenire sulla cosiddetta tampon tax e per ridurre l’Iva al 5% per tutti gli assorbenti, non solo quelli biodegradabili.
Insieme a lei ci sono diverse esponenti del mondo politico provenienti da tutti i partiti: Lia Quartapelle, Giuditta Pini, Chiara Gribaudo e altre esponenti del Pd; Rossella Muroni di Leu; Luisa Noja e Lucia Annibali in quota Italia Viva; la vicepresidente della Camera M5s Maria Edera Spadoni insieme alla sua collega Stefania Ascari; Fucsia Fitzgerald Nissoli (Forza Italia), Emanuela Rossini, Silvia Bendetti e altre esponenti del gruppo Misto.
Nel frattempo 500 mila donne e ragazze hanno sottoscritto la petizione sostenuta da WeWorld che insieme ad Onde rosa per chiedere di abbassare l’Iva sui prodotti igienici femminili dal 22% al 5%. La ragioneria di Stato al momento valuta 300 milioni di euro all’anno di copertura. Secondo WeWorld è una sovrastima: partendo dal dato Nielsen, a dire dell’associazione, su 515 milioni di euro, scorporando l’Iva, l’intervento di riduzione dell’aliquota dal 22% al 5% fa una differenza di 72 milioni.
Boldrini, perché questa battaglia è importante?
«Intanto perché è una questione di diseguaglianza e di ingiustizia. Il ciclo non è un lusso: quindi non si vede perché gli assorbenti debbano essere tassati come un bene di lusso. Riportarli a una tassazione come beni di necessità è la cosa più giusta nei confronti delle donne, specialmente in un momento in cui le donne sono particolarmente penalizzate dalla crisi provocata dal Coronavirus, in termini economici e occupazionali. Lo raccontano i dati: se si paragona il secondo trimestre del 2020 con lo stesso periodo dello scorso anno si registrano 470mila occupate in meno.
Vuol dire che c’è stato un calo pesante dell’occupazione femminile, dovuto anche al fatto che se qualcuno deve restare in casa con i figli o le figlie che non possono andare a scuola, si dà per scontato che quel qualcuno sia la donna, che è ancora una volta quella che si sacrifica. Penso che in un momento così delicato il Parlamento a un certo punto debba dare un segnale di attenzione alle donne italiane. Certamente non solo, ma anche attraverso l’abbassamento dell’Iva su tutti i prodotti igienici femminili».
Nella scorsa legge di bilancio è stata diminuita l’Iva sui tamponi compostabili. Ora la proposta è di abbassarla su tutti. Ma le diranno che gli assorbenti inquinano…
«Certo, inquinano e io sono d’accordo. E infatti abbiamo iniziato con i tamponi compostabili, che però non sono molto diffusi e molto usati. Resta necessaria un’operazione a più ampio raggio, abbassando l’Iva su tutti i prodotti come avviene in altri Paesi. Gli assorbenti “generici” inquinano, ma se quelli compostabili hanno costi più alti, le donne non possono permetterseli e prendono quelli alla loro portata. Non è per questo che devono essere penalizzate. Prima abbassiamo i costi di tutti i prodotti e poi promuoviamo assolutamente i biodegradabili. Che comunque vanno portati al costo degli altri, alla portata di tutti e tutte».
Va bene, c’è la pandemia. Ma perché questa dovrebbe essere la volta buona? Perché stavolta si dovrebbe trovare una sintesi politica per una proposta che resta tabù?
«Perché lo avevamo promesso: avevamo assicurato che saremmo arrivati a un abbassamento dell’Iva su tutti i tamponi. Poi, certo, perché c’è la pandemia. E poi, semplicemente, perché è giusto».
Da dove verrebbero presi i soldi?
«Parliamo di un emendamento alla legge di Bilancio. Abbiamo 800 milioni di euro come plafond parlamentare, e da quei fondi dovremmo prendere le coperture per l’abbassamento dell’Iva. Secondo un primo calcolo fatto dal ministero dell’Economia e delle Finanze servirebbero 300 milioni, ma la stima a mio avviso è per eccesso, basata su prezzi alti e quantità non necessarie».
Possiamo dire che su questo emendamento l’attuale maggioranza potrebbe restare compatta e non spaccarsi?
«All’intergruppo per le donne della Camera (istituito per la prima volta nel 2015 nel corso della XVII Legislatura, ndr) sono iscritte una settantina di deputate di diverso orientamento. Questo emendamento è stato firmato da deputate della maggioranza, ma anche del gruppo Misto e di Forza Italia. C’è stata trasversalità perché è un bisogno riconosciuto. Mi auguro che colleghe e colleghi vogliano fare uno sforzo e decidere di investire risorse su questo punto. A prescindere dal colore politico».
Da chi si aspetta più opposizione?
«No, mi aspetto altro. Ovvero di portare avanti questo lavoro: capire bene quante sono le risorse necessarie e fare in modo che lo stanziamento necessario ci sia. Dobbiamo fare di tutto per arrivare a un punto di caduta che abbia un impatto sulle tasche di 15 milioni di italiane che usano gli assorbenti. Una questione di giustizia, non un lusso. Resta un peso che le donne italiane non possono più permettersi».
Perché è così difficile, culturalmente e a livello di opinione pubblica, far accettare il concetto che gli assorbenti non sono un bene di lusso?
«Perché tutto quello che riguarda le donne viene considerato come non essenziale. “Ben altri sono i problemi”. Anche no. Anche basta».
In copertina ANSA/Alessandro Di Meo| Laura Boldrini in aula della Camera, durante il voto di fiducia sul dl sicurezza, Roma, 30 novembre 2020.
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