Schiarita Mes, ma i renziani tengono Conte col fiato sospeso sui fondi Ue: oggi il faccia a faccia con Renzi al Senato. Bonetti: «Pronta a dimettermi»
Per un passo avanti registrato nella maggioranza, arrivano due passi indietro a funestare il clima nel governo tra liti sul Recovery Fund e schiarite sulla riforma del Mes. Per quest’ultimo tema, la tenuta dell’esecutivo sembra ormai incassata dopo che ieri nel M5s si è raggiunto un accordo di massima su una risoluzione che autorizza il premier Giuseppe Conte a firmare la riforma, ma facendo rispettare in sede europea la logica del pacchetto, con una serie di modifiche necessarie sulle altre regole di bilancio, a cominciare dal patto di stabilità fino all’introduzione di un sistema di assicurazione dei depositi. Dettagli che rassicurano la fronte grillina più ortodossa, ma non bastano a calmare gli animi tra il premier e Italia Viva. E poi c’è il ministro Roberto Speranza che protesta sulla quota destinata alla Sanità nel Recovery Fund, appena 9 miliardi.
Il deja vu al Senato
Sarà oggi una giornata intensa per il premier, non tanto per l’intervento previsto alla Camera alle 9.30 in vista del Consiglio europeo dei prossimi due giorni, quanto per quello del pomeriggio al Senato, dove i retroscena anticipano un duro faccia a faccia tra il premier e Matteo Renzi. I torni non sembrano per niente sereni già dal mattino, con la ministra per la Famiglia, la renziana Elena Bonetti che minaccia a radio Capital di uscire dal governo se Conte non dovesse ritirare la task force sul Recovery Fund: «Io sarei pronta a dimettermi nel momento in cui non avrei più la possibilità di rispondere al giuramento che ho fatto».
Italia Viva ha deciso di non sciogliere la riserva anche sulla riforma del Mes, per la quale voteranno a favore solo dopo l’intervento di Conte. Schiarita arrivata dopo l’intervento di Conte alla Camera, dopo il quale è arrivato il via libera di Italia Viva alla risoluzione della maggioranza. Ma I renziani restano sul piede di guerra, nel timore che il discorso del premier possa chiudere del tutto ogni possibilità al ricorso del Mes per le spese sanitarie, circa 36 miliardi disponibili da subito.
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Lo scontro sul Recovery fund
Sullo sfondo c’è ancora lo scontro sulla gestione del Recovery Fund, andato avanti per tutta la giornata di ieri tra rassicurazioni di Conte e attacchi dal fronte renziano, contrario alla task force che nei piani di palazzo Chigi dovrebbe gestire i progetti in una cabina di regia con i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. Il Cdm previsto oggi che avrebbe dovuto dare il via libera al piano italiano sui 209 miliardi è dato ormai per saltato, considerando impossibile incassare il via libera da parte di Italia Viva.
I renziani chiedono un totale azzeramento su quanto studiato finora da palazzo Chigi per sottoporre il tutto al giudizio del Parlamento. Un punto su cui Renzi potrebbe tornare a insistere ancora oggi a palazzo Madama, in un intervento che per clima e toni sembra riportare al clima agostano con la crisi del Papeete. Stavolta però sembrano più frequenti le minacce di una crisi di governo che le vere intenzioni. Almeno per ora.
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