Caso Regeni, la conferma del ruolo dei Servizi egiziani: perquisizioni segrete in casa sua già a metà dicembre – Il video
Il pm Sergio Colaiocco che indaga sull’omicidio di Giulio Regeni, nel corso della sua audizione in commissione parlamentare d’inchiesta, oggi 10 dicembre, ha raccontato quanto riferito alla magistratura italiana da due testimoni, indicati con il nome in codice di Alfa e Beta, dei cinque messi agli atti. Due passaggi particolarmente significativi, perché confermano come la Nsa (ovvero i Servizi segreti egiziani) avesse messo Giulio nel mirino almeno a partire da metà dicembre 2015. Ben prima del sequestro avvenuto tra il 25 e il 26 gennaio dell’anno successivo. Il teste Alfa, racconta Colaiocco, «riferisce di aver avuto un colloquio con l’avvocato Al-Sayed, coinquilino di Giulio Regeni. L’avvocato, il 23 gennaio, ovvero due giorni prima del sequestro di Giulio, racconta al teste Alfa di aver trovato un nuovo inquilino per la stanza rimasta libera qualche mese prima. Ma il nuovo affittuario, ovvero Regeni, gli aveva dato dei problemi perché la polizia era venuta a perquisirgli la stanza. Racconta inoltre che la polizia aveva perquisito la stanza di Regeni proprio in sua presenza, intimandogli di non dire nulla a Giulio circa la perquisizione effettuata. Questo colloquio avviene il 23 gennaio».
Il teste Beta, invece, «riferisce a proposito dell’acquisizione del passaporto di Regeni. Anche questo teste ha avuto un colloquio con Al-Sayed, che gli racconta di essere stato contattato dal portiere dello stabile. Dal portiere si era infatti presentato un ufficiale della Nsa. Pima del Natale 2015, quindi più o meno a metà dicembre, 40 giorni prima della scomparsa di Giulio. Il teste riferisce che Al-Sayed era rimasto molto colpito dal fatto che l’ufficiale appartenesse non alla polizia, ma alla Nsa. E anche dal fatto che questo ufficiale avesse raccomandato a lui e al portiere di mantenere il più assoluto segreto sul suo interessamento». Il teste Beta, spiega ancora il pm Sergio Colaiocco, è molto chiaro: «Al-Sayed mi raccontò di essersi scambiato il numero di telefono con l’ufficiale e di averlo poi sentito più volte telefonicamente prima di Natale». L’ufficiale era poi tornato una o altre due volte nel palazzo. Una volta venuto a sapere della scomparsa di Regeni, Al-Sayed contattò tra le prime persone proprio l’ufficiale che gli aveva dato il suo numero di telefono. «Noi riteniamo – è la conclusione dell’inquirente – sulla base dei tabulati acquisiti, che questo ufficiale fosse in realtà l’agente Najim».
Video: Camera dei deputati / WebTv
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