Pablito «un ragazzo come noi» recita Venditti, ma in «Giulio Cesare» si riferiva a un altro Paolo Rossi
La morte del calciatore italiano Paolo Rossi ha fatto tornare in mente una canzone di Antonello Venditti intitolata «Giulio Cesare» dove citava proprio un Paolo Rossi e i mondiali di calcio. Il collegamento risulta immediato e naturale, ma risulta sbagliato anche se a creare confusione è la dedica dello stesso cantante in un post Facebook del 10 dicembre 2020 e durante un evento live con il calciatore sul palco:
«Paolo Rossi…era un ragazzo come noi…» scrive Venditti nel suo post riportando la foto del calciatore appena defunto, ma è bene ricordare che non era lui il reale soggetto della canzone: quel «Paolo Rossi» era uno studente ucciso il 27 aprile 1966 dagli estremisti di destra a Roma.
Qualcuno, nella giornata di oggi 10 dicembre 2020, crea ancora un po’ di confusione:
Venditti era molto legato alla figura di Rossi, tanto da dedicargli la strofa di una canzone della famosa canzone ‘Giulio Cesare’, pubblicata nel 1986 e cantata dalle generazioni di quel periodo. «Eravamo trentaquattro, adesso non ci siamo più, e seduto in questo banco ci sei tu. Era l’anno dei Mondiali quelli dell’86, Paolo Rossi era un ragazzo come no», recita il verso. Il riferimento è al mondiale del 1986 dove l’Italia si presentò forte della vittoria della volta precednete ma fu eliminata.
Il vero riferimento al Paolo Rossi ucciso nel 1966 lo spiegava lo stesso Venditti in un articolo pubblicato nell’edizione cartacea della Gazzetta del Mezzogiorno del 15 giugno 1998, a pagina 16:
Togliamoci il pensiero: «Era l’anno dei Mondiali, quelli del ’66, la regina d’Inghilterra era Pelè…». Io questa canzone, «Giulio Cesare», l’ho scritta vent’anno dopo, nel 1986, un’altro anno di Mondiali, quelli della «mano di Dio» di Maradona in Messico. «Paolo Rossi era un ragazzo come noi», che da tutti sembrò il Pablito del Mundial di Spagna, era invece un omonimo, il primo morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma, sulla scalinata della facoltà di Legge, che appunto nel ’66 era un ragazzo come me. Un nome banalissimo, buono per un eroe immortale come Pablito e per uno studente morto quando e come non doveva morire. Quelli del ’66 furono anche i primi mondiali della tv.
Ecco un articolo de L’Unità del 4 maggio 1966 dove viene riportata una foto del Paolo Rossi citato da Venditti:
Antonello Venditti torna a parlare dell’origine della canzone in un’intervista a Repubblica del 4 luglio 2013:
Il calcio è parte importante per la società, però è vero, a volte le mie canzoni vanno oltre. Un esempio: in ‘Giulio Cesare’ faccio riferimento a Paolo Rossi, ma non è l’eroe del Mundial di Spagna come in molti pensano ed hanno pensato. Io ricordavo uno studente morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma nel 1966. ‘Un ragazzo come me’, appunto.
Nella canzone il riferimento al 1986 non era al Paolo Rossi calciatore, ma a quei giovani che dovevano ricordare un episodio della storia politica italiana.
Eravamo trentaquattro quelli della terza E
Tutti belli ed eleganti tranne me
Era l’anno dei Mondiali, quelli del ’66
La regina d’Inghilterra era Pelè
Sta crescendo come il vento questa vita mia
Sta crescendo questa smania che mi porta via
Sta crescendo, oh, come me
Eravamo trentaquattro quelli della terza E
Sconosciuto il mio futuro dentro me
E mio padre una montagna troppo alta da scalare
Nel paese una coscienza popolare
Sta crescendo come il vento questa vita mia
Sta crescendo questa rabbia che mi porta via
Sta crescendo, oh, come me
La giovane Italia cantava, “Eia, eia alalà”
Davanti alla scuola pensavo “viva la libertà”
Tu dove sei?
Coraggio di quei giorni miei
Coscienza, voglia e malattia di una canzone ancora mia
Ancora mia
Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare
Eravamo trentaquattro, adesso non ci siamo più
E seduto in questo banco ci sei tu
Era l’anno dei Mondiali quelli dell’86
Paolo Rossi era un ragazzo come noi
Sta crescendo come il vento questa vita tua
Sta crescendo questa rabbia che ti porta via
Sta crescendo, oh, come me
L’estate nell’aria, brindiamo alla maturità
L’Europa è lontana, partiamo, viva la libertà
Tu come stai?
Ragazzo dell’86
Coraggio di quei giorni miei
Coscienza, voglia e malattia di una canzone ancora mia
Ancora mia
Nasce qui da te
Qui davanti a te
Giulio Cesare
Ringrazio Dario per la segnalazione.
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