Coronavirus, l’immunologo Bertoletti: «Trovati anticorpi anche tra gli asintomatici. Per loro il vaccino può aspettare»
Gli studi sugli anticorpi che proteggono dal Coronavirus sono al centro delle indagini di scienziati e medici. Tra gli italiani che si stanno occupando della questione – fondamentale per avanzare nella ricerca sui vaccini – c’è anche l’infettivologo Antonio Bertoletti, originario di Cremona, che da 15 anni lavora alla Duke University di Singapore. Secondo quanto ha potuto riscontrare il professore, anche gli asintomatici svilupperebbero una memora immunitaria attraverso la cellula T.
Il suo studio sull’immunità è partito dai muratori che alloggiano in massa nei dormitori della periferia della città. In quei luoghi, racconta a la Repubblica, «si annidano dei focolai e molti lavoratori, giovani e in salute, sono asintomatici». Gli 85 positivi senza sintomi hanno mostrato comunque una risposta immunitaria (negata in altri studi): «Abbiamo trovato altri attori del sistema immunitario, le cellule T, in quantità simili ai sintomatici».
Le cellule in questione sono comunque difficili da studiare, e i dubbi a riguardo vanno ancora sciolti del tutto. Quel che si è compreso è che queste restano più a lungo delle altre quando l’infezione è terminata. Ma per quanto? «Presto per dirlo», spiega il professor Bertoletti. «Sappiamo che alcune cellule T resistono alcuni mesi. Ma non sappiamo se bastano a proteggerci da un nuovo contagio».
Gli anticorpi in chi ha avuto l’infezione sembrano essere, stando alle sue ricerche, anche più efficaci del vaccino (ameno finora). Questo perché le cellule anti-virus prendono di mira anche altre porzioni del Sars-Cov-2 oltre alla proteina Spike. Per questo motivo, chi ha già contratto l’infezione dovrà essere vaccinato dopo gli altri. «L’immunità naturale dei guariti si aggiungerà a quella dei vaccinati», ha detto l’infettivologo. «Nel frattempo, però, vedremo calare anche anticorpi e cellule T. Ancora non sappiamo quanto durerà la loro protezione».
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