Monta il boicottaggio contro Huawei per il riconoscimento facciale che scova gli uiguri, Griezmann scarica lo sponsor
Antoine Griezmann non vuole più essere il volto di Huawei in Europa. L’attaccante francese del Barcellona ha deciso che non presterà più la sua immagine per le campagne pubblicitarie della multinazionale di telecomunicazioni cinese. Il motivo non ha a che vedere con il 5G o con paranoie legate al Coronavirus, ma con la detenzione nei cosiddetti campi di rieducazione di oltre un milione di uiguri, la minoranza della regione dello Xinjiang perseguitata da anni da Pechino, e lo sviluppo da parte della società di tecnologie di riconoscimento facciale che verrebbero usate anche per identificare i membri della minoranza, facilitando quindi la loro persecuzione.
Le accuse nei confronti di Huawei
L’accusa nei confronti di Huawei di sviluppare tecnologie che servono per la sorveglianza degli uiguri arriva dagli Stati Uniti. La società di ricerca IVPM ha annunciato martedì di aver trovato un «rapporto sul test di interoperabilità» di Huawei che prova la collaborazione, avvenuta nel 2018, tra Huawei e la società di software cinese Megvii ai fini di testare un software di intelligenza artificiale che serve ad attivare un allarme ogni qual volta venga rilevato il volto di un membro del gruppo di minoranza degli uiguri. Insomma, di aver messo le proprie competenze e tecnologie a servizio di una campagna di repressione di stato su base etnica.
L’annuncio di Griezmann
La notizia sarebbe arrivata al calciatore tramite Raphael Glucksmann, intellettuale e eurodeputato (del gruppo alleanza dei Socialisti e democratici) che denuncia la repressione nello Xinjiang. «Hanno interpellato educatamente Griezmann e, per la nostra sorpresa, in 48 ore ha interrotto la collaborazione», ha spiegato Glucksmann, come riporta il Corriere. L’attaccante non ci avrebbe pensato due volte, dunque. Su Instagram Griezmann ha annunciato l’immediata cessazione della partnership – partita nel 2017 – aggiungendo di aver preso la decisione «a seguito di forti sospetti che la società Huawei abbia contribuito allo sviluppo di un “allarme uiguri” grazie al software di riconoscimento facciale».
Vorrei «cogliere l’occasione per invitare Huawei non solo a negare queste accuse – ha aggiunto Griezmann – ma a intraprendere azioni concrete il più rapidamente possibile per condannare questa repressione di massa e ad usare la sua influenza per contribuire al rispetto dei diritti umani e delle donne nella società». Al momento, la società non sembra intenzionata a farlo. Un portavoce di Huawei ha negato tutto, dichiarando alla BBC giovedì che le loro «tecnologie non sono progettate per identificare i gruppi etnici». Anzi, «la non discriminazione è al centro dei nostri valori», ha aggiunto.
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