Il documento dell’Oms censurato, Guerra rompe il silenzio: «Presentava inesattezze, ma non lho ritirato io»
Mancano diversi tasselli nell’inchiesta della Procura di Bergamo su quanto accaduto all’inizio della pandemia di Coronavirus in Val Seriana, e successivamente nel resto d’Italia. Primo tra tutti, il piano pandemico nazionale aggiornato. Già, perché l’Italia aveva un piano obsoleto risalente al 2017, che peraltro ricalcava in molte passaggi il piano pandemico influenzale risalente al 2006. Il mancato aggiornamento del piano nazionale pandemico italiano sarebbe stato oggetto di dure critiche da parte dell’Oms, che in un documento avrebbe sottolineato come la risposta italiana all’emergenza Covid sarebbe stata «improvvisata, caotica e creativa». Ma il documento in cui si evidenziavano queste falle e l’assenza di un piano nazionale, a 24 ore dalla pubblicazione, è scomparso.
E sia sul fronte della mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale secondo le nuove linee guida dell’Oms, sia sul fronte dell’eliminazione del documento critico nei confronti dell’Italia, le accuse sembrano dirigersi tutte verso il ruolo e verso le relative responsabilità – da accertare – del dottor Ranieri Guerra, che dalla fine del 2014 fino all’ottobre 2017 ha ricoperto il ruolo di direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute e successivamente è divenuto direttore aggiunto dell’Oms. Ma il dottor Guerra, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, dopo un lungo periodo di silenzio, ha voluto dare la propria versione dei fatti.
Guerra e il mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale
Rispondendo a quanto emerso dall’analisi dell’ex generale Pier Paolo Lunelli, e in cui sostanzialmente viene messa in luce l’obsolescenza del piano pandemico nazionale, Guerra sostiene di aver «confermato la vigenza del piano pandemico antinfluenzale, per poi iniziare il percorso di revisione e allertare la ministra (Beatrice Lorenzin, nda) quando ero in uscita», nell’ottobre 2017, sottolineando che «non c’è stato il tempo di rinnovare il piano con le Regioni», anche al netto delle ulteriori revisioni delle procedure che sarebbero arrivate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2018.
Il direttore aggiunto dell’Oms ha fatto poi due nomi: da un lato il dottor Giuseppe Ruocco, che aveva ricoperto l’incarico di direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute italiano fino alla fine del 2014, dall’altro quello del dottor Claudio D’Amario, che ha sostituito Guerra alla fine del 2017. I due – secondo le mere tempistiche d’incarico – avrebbero probabilmente dovuto apportare gli aggiornamenti al piano pandemico nazionale sulla base delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della sanità: Ruocco nel 2013 e D’Amario nel 2018. Ma Guerra si limita a menzionarli, senza fare accenno a eventuali responsabilità.
Il rapporto censurato dell’Oms sull’Italia
Vi è poi il nodo del documento dell’Oms contenente dure critiche alla gestione della pandemia in Italia e che sarebbe stato rimosso su pressione dello stesso Guerra. Un report, curato da un gruppo di ricercatori afferenti all’Oms e con sede a Venezia, con a capo il dottor Francesco Zambon, in cui si ribadiva inoltre come l’Italia non avesse un piano pandemico aggiornato dal 2006. A tal proposito Guerra precisa che il documento, su sollecitazione dell’Oms europea è stato «pubblicato e approvato in fretta», ma «presentava alcune inesattezze».
«Le tabelle di mortalità non erano giuste – spiega il direttore aggiunto dell’Oms – e ho chiesto di spostare di due giorni la pubblicazione, anche per informare il ministero della Salute che ne ignorava la redazione: fairness istituzionale». E allora chi ha censurato il rapporto dell’Oms? Guerra fa levata di scudi intorno a sé e intorno al Governo italiano: «Non l’ho ritirato io» né l’ha ritirato, «nella maniera più assoluta» il governo italiano. Un ulteriore tassello mancante su cui far luce, tra i tanti aspetti nebulosi della gestione dell’emergenza Covid in Italia.
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