A un passo dalla crisi di governo, anche Zingaretti chiede un rilancio. E Di Maio? Il retroscena: l’idea di farlo premier
«Il governo ha bisogno di un rilancio, ma il rimpasto adesso non è prioritario». Nicola Zingaretti, dice no a una crisi al buio, ma sceglie con cautela le sue parole. In un’intervista al Corriere della Sera, il segretario del Pd avverte che la fine di questo esecutivo sarebbe «un’avventura pericolosa». «Oggi siamo in una nuova fase: dall’emergenza occorre passare alla ricostruzione. Per fare questo occorre un rilancio, una ripartenza. Non bisogna nasconderlo, questa esigenza è avvertita da tutti. Dal Pd, dai 5 Stelle, da Italia Viva, da Leu e, sono convinto, anche dal presidente Conte», dichiara Zingaretti. Insomma, il segretario dem non si tira indietro dalla possibilità di un rimpasto di governo lanciando anche un messaggio a Conte, ormai sempre più solo a Palazzo Chigi a partire dallo scontro sulla task force del Recovery fund. Visto che anche Di Maio sembra essersi lasciato sfuggire non solo il suo futuro in caso si decida di staccare le spine, ma anche il suo pensiero sull’operato di Giuseppe Conte.
Il futuro di Di Maio
Nella videoconferenza del 4 dicembre con i parlamentari grillini, il ministro degli Esteri si è lasciato andare a qualche parola di troppo rivela La Stampa: «La cosa che non avete capito è che io non sto facendo il doppio gioco nel difendere questo governo perché, se cade, io farò comunque parte del prossimo, come ministro». Per Luigi Di Maio ci sarebbe però lo scoglio dei tre mandati, ma alla Casaleggio sono sicuramente pronti a trovare una soluzione per non perdere pezzi. Anche il grillino a capo della Casa Farnesina, sempre silenzioso in queste giorni dopo che Matteo Renzi ha lanciato le sue bordate contro il presidente del consiglio, sembra non aver gradito l’operato di Conte nella gestione dei movimenti tra comuni nel periodo natalizio. Ma lo staff del titolare della Farnesina smentisce: «Ancora una volta leggiamo sui giornali articoli privi di fondamento sul ministro Luigi Di Maio». La frase «io ministro anche in un altro governo», secondo Di Maio, non sarebbe mai stata pronunciata e il ministro, dicono, sarebbe stato tirato in mezzo con l’intento di metterlo contro il presidente Conte.
Il 28 dicembre giorno della verità
In questo clima d’incertezza sarà cruciale la data del 28 dicembre, giorno del voto sulla manovra, in cui il leader di Italia Viva, potrebbe far diventare concrete le sue minacce e sarebbe Di Maio, secondo la Repubblica, il favorito da Renzi per sostituire Conte a Palazzo Chigi. Un nome che non scontenta tutti, e che potrebbe mettere d’accordo molte frange, sia della maggioranza che dell’opposizione. Il Pd, per parola del suo segretario, non è interessato agli equilibri di potere, soprattutto nel pieno di un’emergenza come questa. Ma dal Nazareno poco si è mosso per difendere l’esecutivo dagli attacchi di Renzi. A nessuno piace una crisi al buio, ma tutti sono già pronti a prendersi una fetta della torta. Conte proverà a salvare il salvabile, anche se di alleati gliene sono rimasti pochi.
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