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Gismondo si scusa per il convegno dell’estrema destra tedesca: «Pensavo fosse una società scientifica, ma sugli allarmismi dannosi non cambio idea»

14 Dicembre 2020 - 08:23 Redazione
La direttrice del laboratorio di Microbiologia al Sacco di Milano rinnega la sua scelta di andare al congresso negazionista dell’Afd. «Non avevo visto il simbolo»

«Se questo Billy Six mi rimanda una mail, io lo blocco». Accettare il suo invito alla conferenza dell’estrema destra a Berlino è stato uno sbaglio. Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia chimica al Sacco di Milano, si pente di aver partecipato all’incontro organizzato al Bundestag dal partito tedesco Afd, accusato da mesi di negazionismo sul Coronavirus e di avere posizioni neonaziste. «Sono stata un’ingenua», ha detto in un’intervista a la Repubblica. «Quando ho ricevuto l’invito, sulla lista c’erano altri accademici e una persona del ministero della Salute tedesco», si è difesa Gismondo. «Non ho guardato il simbolo, pensavo fosse una società scientifica. Credevo a un’ospitalità istituzionale di un congresso scientifico». In quell’occasione, Gismondo aveva dichiarato tra le altre cose che in Italia erano stati diffusi dati falsi durante la prima ondata – riferendosi anche al numero delle morti – e che nel mondo «si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale».

Quando in quell’occasione un giornalista complottista le aveva chiesto se ci fossero davvero stati i corpi dei deceduti nelle bare di Bergamo portate via dai militari, Gismondo aveva risposto di «non sapere». Ma non nel senso che poteva sembrare, dice: «Io volevo dire che era una domanda assurda. Io dò per scontato che ci fossero le bare e i cadaveri, ma è ovvio». Gismondo smentisce anche di aver detto che «la situazione in Italia è grave ma non drammatica». Le dichiarazioni “anti allarmiste”, comunque, quelle non le rinnega nemmeno ora. «Le immagini di Bergamo hanno creato in Italia anche molta depressione, suicidi». E sulla letalità della Covid-19: «L’89% dei deceduti ha almeno altre 3 o 4 patologie e il 1012% non ne aveva. Non è per sminuire, è per tutelare le persone al rischio».

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