Coronavirus, i numeri in chiaro. Sebastiani (Cnr): «Bisogna chiudere. Il Black Friday è il motivo per cui la curva non migliora»
Il numero dei decessi non migliora e la curva dei positivi non si abbassa. Anche il numero dei nuovi ingressi nelle terapie intensive rimane preoccupante. A dieci giorni dal Natale, la situazione Coronavirus in Italia è talmente in bilico che anche il governo – inizialmente più incline a deroghe per i giorni di festa – si sta convincendo che non sia il caso di rischiare. Anche oggi, 15 dicembre, a due mesi esatti dall’inizio della seconda ondata, in Italia si sono registrati 846 decessi e 14.844 nuovi positivi. Open ha chiesto al professor Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr, di provare a capire a che punto siamo in Italia con l’epidemia.
Professor Sebastiani, cosa ci dicono le sue previsioni? Quando caleranno i decessi?
« I morti sono ancora tanti ma il trend è chiaro. Il picco massimo lo abbiamo superato: con i dati fino a oggi risulta essere attorno al 31 ottobre, ma è verosimile che tra due settimane lo localizzaremo nei primi giorni di novembre. Secondo le mie proiezioni entro Natale la curva teorica dovrebbe essere stabilmente sotto i 500 morti giornalieri. Da ora in poi continueremo a vedere diminuire la media delle oscillazioni. Per quanto riguarda i numeri assoluti, negli ultimi 60 giorni – e cioè dal 17 ottobre, quando per la prima volta siamo saliti, con la curva teorica, oltre i 50 decessi giornalieri – abbiamo contato 29.430 morti ».
Qual era il dato sui morti in primavera considerando lo stesso arco di tempo?
«È stato praticamente identico: 29.451 nei 60 giorni dall’ 8 marzo al 6 maggio».
Questo cosa vuol dire?
«Vuol dire che non abbiamo imparato assolutamente niente da questa malattia e su come ridurre i decessi».
Dai dati quotidiani capiamo anche che c’è un problema con le terapie intensive e con il numero dei positivi sui casi testati: non riusciamo a piegare la curva. Che succede su quei fronti?
«Quei dati oscillano ma non calano. Sia dagli ingressi in terapia intensiva che dal numero di positivi sui casi testati, si vede che c’è una stasi. Una situazione che definirei sul filo del rasoio. Prendiamo ad esempio la Germania: da un paio di settimane è in crescita esponenziale con tempo di raddoppio di circa sette giorni, dopo che per circa un mese era stata in stasi. Ecco anche perché Angela Merkel ha fatto quell’appello accorato. E che abbiamo noi di diverso dai tedeschi? La situazione potrebbe esplodere anche qui. Il rischio di finire come la Germania è dietro l’angolo».
Ma quando abbiamo iniziato a smettere di scendere?
«La stasi su entrambi i fronti è iniziata circa i primi giorni di dicembre. Ovvero circa dieci giorni dopo il 23 novembre: la settimana del Black Friday, degli sconti. Prima che si riaprissero i negozi, da circa metà novembre la curva aveva iniziato a scendere. Ma ora quel trend in discesa non lo vediamo più».
A proposito di riaperture, è d’accordo con il Cts che chiede di inasprire le misure a Natale e con Rezza che ci va cauto per quanto riguarda la riapertura delle scuole?
«Assolutamente sì. In questa situazione non bisogna rischiare».
Da più di 10 giorni è disponibile il dato sugli ingressi giornalieri nelle terapie intensive. Si può già capire qualcosa sull’andamento?
«Si può già vedere che c’è una periodicità settimanale: i minimi sono stati il 7 e il 14 dicembre».
E invece come vanno le cose in Veneto? La Regione sta faticando non poco nonostante sia zona gialla
«In Veneto vediamo che solo ora la curva delle terapie intensive e dei positivi sui casi testati si sta appiattendo. Ma non ci vuole niente per farla risalire: dipenderà da come si deciderà di agire».
Immagine di copertina: Elaborazione grafica di Vincenzo Monaco
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