«Vorrei solo guardarlo in faccia…», parla la 18enne vittima di Genovese: «C’era gente della moda e della musica, non sembrava pericoloso»
Sequestrata in una camera da letto per più di venti ore. La ragazza di 18 anni che il 10 ottobre scorso ha denunciato Alberto Genovese per stupro racconta al Corriere della Sera cosa si ricorda di quei momenti. «Ho solo alcuni flash di quello che è successo», poi il risveglio con le manette: «Ho chiesto aiuto, ero in pericolo di vita». Alberto Genovese si trova ora in carcere con l’accusa di avere stordito la ragazza con un mix di droghe e di averla poi violentata: «Queste cose – dichiara la ragazza – possono essere più comuni di quanto pensiamo».
Alla festa nella cosiddetta terrazza Sentimento, in base al suo racconto, «c’era gente che conoscevo nel mondo della moda e della musica, età dai 20 ai 30 anni. Un bell’ambiente che non mi appariva pericoloso». Alla festa arrivò con una sua amica e da subito avvertì un comportamento «molesto» da parte di Genovese. Dopo essersi risvegliata da sola in camera «hanno cominciato a sovrapporsi i ricordi, i dolori, le manette, lui che si comportava in modo violento e voleva ancora costringermi ad assumere droga. “Pippa”, diceva».
Ed è lì che, rivela la 18enne, «ho capito di essere in pericolo di vita». La vittima chiama così la sua amica che arriva immediatamente sotto casa: «Ho detto: “O mi fai scendere o lei chiama qualcuno. Appena sono arrivata in strada ho fermato una Volante della polizia che passava e ho detto che c’era stata la violenza». La giovane spiega che non ci sono in corso trattative per un risarcimento e alla domanda se sarà in aula al processo risponde: «Non lo so. Vorrei solo guardarlo in faccia per vedere come mi guarda».
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