A rischio il rientro a scuola il 7 gennaio, ancora troppi morti e contagi: il Cts frena. Ipotesi rinvio di due settimane
Non sarà un natale tradizionale. Gli esperti del Cts l’hanno chiarito anche ieri alla fine di una riunione in cui è emersa con forza la necessità di applicare nuove restrizioni. E mentre si cerca di trovare il compromesso tra una zona arancione e una rossa a livello nazionale, la data di riapertura della scuola sembra essere rimandata. L’ha sostenuto ieri il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza: «L’incidenza dei casi è ancora elevata, credo che sia ancora presto per dire se potremo o no riaprire completamente le scuole, anche le superiori».
Dal Veneto, il presidente Zaia aveva detto pochi giorni fa: «Se il 7 gennaio si aprono le scuole ho l’impressione che ci facciamo male». Insomma, ormai sempre più presidenti di Regione sembrano essere concordi: la data di riapertura arriva troppo presto, meglio aspettare una o due settimane. Il Dpcm del 3 dicembre annunciava il ritorno in classe il prossimo 7 gennaio, ma visti anche i movimenti del governo e del Cts degli ultimi giorni per trovare misure più restrittive per Natale l’impressione è che la scuola dovrà aspettare.
«Resta il nostro obiettivo ma si dovrà fare una valutazione della situazione dei contagi a fine anno», avrebbe detto Azzolina ai suoi, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. Quello che il ministero vorrebbe assolutamente evitare è un ritorno a scuola per poi richiudere subito nel giro di pochi giorni. Un rischio che – secondo gli esperti – è molto concreto. I problemi maggiori, oltre al trasporto, sono quelli relativi al tracciamento.
Ci sono poi i sindaci di città come Roma e Torino che lamentano aule piccole dove diventa difficile far entrare i banchi monoposto. Insomma, resta di nuovo ancora tutto da fare per garantire il rientro in classe. E con questi dati, soprattutto quello dei morti, prendere decisioni adesso su una riapertura delle scuole diventa difficile.
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