Coronavirus, i numeri in chiaro. Sebastiani: «Superato il picco dei decessi. Ma non diminuiscono le terapie intensive»
In Italia sono +18.236 i contagi da Coronavirus in tutta Italia, secondo l’ultimo bollettino della Protezione Civile e del ministero della Salute. I dati arrivano a fronte di +185.320 tamponi analizzati oggi, 17 dicembre. Ieri erano +199.489 mentre il giorno prima +162.880. Il totale di tamponi effettuati finora è salito a quota 24.868.550. Intanto, nelle ultime 24 ore, sono decedute 683 persone: il totale delle vittime dall’inizio della pandemia si attesta così a 67.220 unità. Il numero di guariti e dimessi è di 1.203.814 persone: solo nell’ultima giornata +27.913. «Dopo le feste dovremo cercare di evitare il peggio», spiega il matematico Giovanni Sebastiani.
Professore, Il Sole 24 Ore spiega oggi che probabilmente, per la prima fase delle vaccinazioni – ma anche in quelle successive -, le dosi potrebbero non bastare.
«Per contenere il problema, semmai ci fosse, bisognerebbe adottare contemporaneamente due criteri per somministrare il vaccino. Il primo criterio riguarda la riduzione della mortalità. Come fare? Bisogna vaccinare le categorie più fragili. Il secondo è diminuire la circolazione del virus, vaccinando quindi i giovani e le medie età».
L’andamento della pandemia potrebbe influenzare la campagna?
«Sì, è probabile. Questo perché se le vaccinazioni cominceranno in una fase ad incidenza molto alta, bisognerà limitare soprattutto la circolazione del virus, per cui, come detto prima, si dovrà dare precedenza ai giovani e alle medie età. Se invece l’incidenza è bassa, bisognerà proteggere soprattutto gli anziani».
Relativamente ai dati di oggi, qual è lo scenario pandemico del Paese?
«Il dato più allarmante è che non c’è diminuzione della pressione sulle terapie intensive, come si vede bene dai dati sugli ingressi giornalieri, disponibili dal 3 dicembre. Invece è in leggero calo la percentuale – a livello nazionale – dei casi positivi-casi testati che si attesta intorno al 22%. Sia dai valori misurati che dalla curva teorica, negli ultimi 4 giorni c’è un accenno di discesa. C’è da dire che il ragionamento non vale sul piano “locale”: c’è infatti una notevole crescita a Trento ma così come tutto il nord est, che da tempo o è in stasi o in crescita. In Veneto c’è una grande pressione sulle terapie intensive, per esempio».
E sui decessi?
«Abbiamo scavallato il picco intorno ai primi di dicembre. Se le condizioni rimangono invariate, attorno a Natale dovremmo scendere con la curva media – sotto i 500 decessi al giorno-, escludendo le oscillazioni che ci sono sempre».
Si trova d’accordo con il mini lockdown proposto dal Governo per i “giorni caldi” delle feste natalizie?
«Assolutamente d’accordo. E subito dopo il Natale bisognerebbe allentare le misure, così da innescare un “sistema a fisarmonica”. La strategia andrebbe attuata sul lungo periodo, stringendo le maglie non appena l’incidenza cresce oltre la soglia che permette il tracciamento».
Previsioni da qui ai prossimi mesi?
«In termini di dati è difficile fare una stima, dipende dai nostri comportamenti. Su un arco più lungo, auspico che si scongiuri il pericolo di una terza ondata, soprattutto quando nel Paese verranno riaperte le scuole. Su questo punto rimarrei cauto. E dovremo cercare di registrare tra i 5 e 10mila casi giornalieri con almeno 200mila tamponi al giorno. Non dimentichiamo, infine, che a gennaio-febbraio avremo le condizioni più critiche per la circolazione del coronavirus e dell’influenza. Ma noi, tutti assieme, possiamo difenderci».
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