Coronavirus. Stop al vaccino per gli allergici e in Italia a rischio un paziente su 4? Non è proprio così
Il 10 dicembre 2020 Il Giornale pubblica un articolo dal titolo «”Per gli allergici stop al vaccino”. In Italia a rischio un paziente su 4» dove si riporta un campanello d’allarme al «popolo degli allergici» composto da «80 milioni di persone in Europa» per la somministrazione del vaccino Pfizer dove sono state registrati alcuni casi di reazioni avverse.
«Stando così le cose in Italia una persona su quattro dovrebbe rinunciare al vaccino», afferma Il Giornale, «soprattutto quelli che soffrono di intolleranze gravi e non semplicemente di disturbi stagionali per l’allergia ai pollini». Da dove viene il dato degli 80 milioni di persone allergiche in Europa? Risulta un dato corretto da considerare per la questione del vaccino Pfizer?
Per chi ha fretta
- Le reazioni avverse sono ben conosciute e sono riscontrabili per numerosi farmaci e vaccini, noti soprattutto agli enti regolatori e alla farmacovigilanza.
- Il numero degli 80 milioni di allergici in Europa viene riportato da un’analisi del 2004, ma riguarda un gruppo estremamente ampio che include numerose allergie a sostanze non tutte presenti nel vaccino.
- Non si conoscono le sostanze che abbiano scatenato le reazioni avverse nei due casi riscontrati nel Regno Unito. Pertanto risulta non corretto fornire in un titolo un dato così sicuro come «a rischio un paziente su 4».
Analisi
Il 9 dicembre 2020, giorno precedente all’articolo de Il Giornale, l’ente regolatore britannico (MHRA) aveva posto un «freno» alla somministrazione del vaccino Pfizer nei confronti dei cittadini con alle spalle una storia di «significative reazioni allergiche». Secondo quanto riportato dal sito istituzionale del Governo britannico, l’MHRA ha specificato che le persone con una storia di anafilassi a un vaccino, medicinale o cibo non dovrebbero ricevere il vaccino Pfizer:
Any person with a history of immediate-onset anaphylaxis to a vaccine, medicine or food should not receive the Pfizer/BioNTech vaccine. A second dose of the Pfizer/BioNTech vaccine should not be given to those who have experienced anaphylaxis to the first dose of Pfizer/BioNTech vaccination.
Che cos’è l’anafilassi? Leggiamo dalla Treccani:
In patologia, forma di ipersensibilità dovuta a una speciale condizione immunitaria che si stabilisce nell’organismo per effetto di qualsiasi sostanza antigene che penetri in esso secondo determinate modalità.
Ci sono reazioni di tipo I, dove la Treccani cita come esempio l’asma bronchiale allergica, pollinosi, shock allergico (soprattutto da farmaci), orticaria acuta e adema di Quincke. Reazioni che hanno diverse origini, ma attualmente non sappiamo quale specifico ingrediente del vaccino Pfizer abbia scatenato le reazioni riscontrate nel Regno Unito. Ecco perché risulta comprensibile che l’MHRA abbia allargato il raggio di azione con un generico «significative reazioni allergiche» anche riguardo ai cibi oltre che ai medicinali e vaccini.
Le reazioni avverse non sono affatto una novità, è un fenomeno noto e considerato durante la fase di sperimentazione dei farmaci che attualmente usiamo. Il passaggio da sperimentazione a distribuzione non è affatto semplice, per questo gli enti regolatori devono valutare gli studi forniti a seguito della sperimentazione per confermarne affidabilità e sicurezza. Negli stessi studi vengono riportati i casi di reazioni avverse, che gli operatori sanitari sono tenuti a conoscere. Nell’opuscolo del vaccino sono riportate le seguenti possibili reazioni, note anche per molti altri vaccini:
- dolore nel punto dell’iniezione;
- affaticamento;
- mal di testa;
- dolore muscolare;
- brividi;
- dolore alle articolazioni;
- febbre;
- gonfiore nel punto dell’iniezione;
- arrossamento nel punto dell’iniezione;
- nausea;
- sensazione di disagio;
- linfonodi gonfi.
La fase 3 della sperimentazione del vaccino ha portato a queste conclusioni, mentre ora ci troviamo in una «fase 4» che spetta alla farmacovigilanza a seguito delle somministrazioni al di fuori del trial clinico. Nel caso di un vaccino di nuova concezione, come quello Pfizer, si sono espressi anche le società italiane di allergologia Siaaic e Aaiito in un comunicato stampa congiunto a seguito dei casi riscontrati nel Regno Unito:
- Reazioni di tipo anafilattico sono, seppur raramente, segnalate anche per altri tipi di vaccinazioni.
- L’attuale carenza di esperienza relativamente alle reazioni a questo vaccino non permette di formulare ipotesi ragionevoli sulle cause e i meccanismi che hanno determinato le suddette reazioni allergiche.
- Le linee guida Europee EAACI2 sottolineano che gli unici fattori di rischio per reazioni allergiche a vaccini sono una pregressa reazione al medesimo vaccino e la presenza concomitante di mastocitosi, malattia rara a rischio di reazioni anafilattiche anche spontanee.
- Essendo il vaccino in questione del tutto nuovo, qualora le Autorita? Sanitarie Italiane ritenessero opportuno per motivi di prudenza considerare a rischio anche i pazienti con pregresse reazioni allergiche gravi non indotte da interventi vaccinali, le Societa? di Allergologia Italiane, si rendono fin d’ora disponibili ad offrire la loro consulenza ed eventualmente a consentire la vaccinazione in ambiente protetto presso le strutture di allergologia distribuite sul territorio nazionale.
Il secondo punto riportato dalle due società specifica quanto non si possano formulare ipotesi ragionevoli sulle reazioni allergiche riscontrate nel Regno Unito.
«Secondo la letteratura scientifica disponibile, le reazioni allergiche ai vaccini sono eventi estremamente rari che si possono potenzialmente verificare con tutte le tipologie di vaccino» è quanto dichiarato dagli esperti dell’Associazione allergologi immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito).
Torniamo all’articolo e soprattutto al titolo de Il Giornale:
[…] Ma non si sa mai. Per questo viene messo in guardia l’intero popolo degli allergici, 80 milioni di persone in Europa.
Stando così le cose in Italia una persona su quattro dovrebbe rinunciare al vaccino. Soprattutto quelli che soffrono di intolleranze gravi e non semplicemente di disturbi stagionali per l’allergia ai pollini.
Da dove viene il dato degli 80 milioni per arrivare al dato di «un paziente su 4»? Il dato viene riscontrato in un articolo di FederAsma e Allergie Onlus dove leggiamo:
Una recente indagine europea ha evidenziato che un cittadino su quattro è affetto da allergie, cioè 80 milioni di persone in Europa. In Italia, si stima che ci siano circa 10 milioni di persone con allergia (anche se non si considera l’Asma), pari a più del 20% della popolazione. Le allergie costituiscono la terza causa di malattia cronica dopo osteoporosi/artrite e l’ipertensione (Fonte: ISTAT).
Riscontriamo il numero di 80 milioni in una pubblicazione del 2004 nel sito della Commissione europea dal titolo «Il lancio del progetto GA2LEN rappresenta ‘una data importante’ per gli europei che soffrono di allergia». Ecco quanto riportato:
Circa 80 milioni di europei adulti soffrono attualmente di allergie, e le previsioni dicono che entro il 2015 il 40% della popolazione europea rientrerà in questa categoria.
L’articolo di FederAsma e Allergie Onlus riporta delle percentuali:
- Il 40% dei neonati e dei bambini con Dermatite Atopica di grado moderato-severo soffrono di Allergia Alimentare.
- Circa il 50% dei bambini con Dermatite Atopica nella prima infanzia e con entrambi i genitori affetti da malattie atopiche sviluppano Asma all’età di 5 anni.
- Oltre il 40% dei pazienti affetti da allergie ai pollini (pollinosi) è positivo ad uno o più allergeni alimentari.
- Circa il 10% dei pazienti con Dermatite Atopica sviluppa Congiuntivite Atopica.
- Il 33-56% dei pazienti con Rinite Allergica presenta sintomi di Congiuntivite Allergica.
- Circa il 40% dei pazienti con Rinite Allergica presenta un’Asma clinica.
Detto questo, lo scenario riportato a livello europeo riguardo gli 80 milioni di cittadini racchiude allergie di ogni genere, uno scenario ben più ampio rispetto a quello citato per il vaccino Pfizer in via precauzionale. Il virologo della Mayo Clinic Gregory Poland, come riportato da Reuters, ha definito «esagerata» la decisione di includere le allergie alimentari nelle raccomandazioni.
Il Giornale, nonostante il titolo, riporta una giusta osservazione:
«Bisognerebbe capire di più di queste reazioni allergiche – spiega l’allergologo Giorgio Luraschi al Centro diagnostico italiano – Può anche essere che a dare allergia non sia stato il principio attivo ma gli eccipienti e gli adiuvanti delle fiale. Anche l’anti influenzale può creare problemi del genere. Più che altro, una notizia del genere aumenta la perplessità che avevamo già prima sul vaccino anti Covid, non tanto sull’efficacia ma sugli effetti collaterali. Ma bisognerà approfondire».
Ecco le spiegazioni di Francesca Larese Filon, allergologa dell’università di Trieste, riportate da Il Messaggero:
«Tutti i vaccini possono dare reazioni allergiche – ribadisce Francesca Larese Filon, allergologa dell’università di Trieste – dipende dagli eccipienti, dalle sostanze che lo costituiscono, da come è stato prodotto. Quindi non ci stupisce che due persone in Gran Bretagna abbiano avuto reazioni allergiche. Si tratta di capire quanto siano frequenti e verso che tipo di prodotto si formano queste reazioni. In genere, si tratta di eventi rari. In ogni caso è bene che le vaccinazioni vengano fatte in ambiente medico, dove i pazienti attendono 15 -20 minuti, e così si può valutare l’eventuale insorgenza di reazioni allergiche»
Conclusioni
Risulta difficile giungere a quel «un paziente su 4» considerando gli 80 milioni di cittadini europei allergici rispettivamente a diverse sostanze, molte di queste non coincidenti con quelle contenute nel vaccino. Non sapendo con certezza assoluta quale sia il motivo delle reazioni riscontrate nel Regno Unito, sostenere con certezza in un titolo «un paziente su 4» non risulta corretto anche perché rischia di creare ulteriori timori eventualmente infondati. A questo punto è bene, di fronte all’esagerazione riportata, consultare un allergologo prima di ottenere la somministrazione del vaccino Pfizer ben sapendo che la vaccinazione viene comunque monitorata.
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