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Pescatori liberati in Libia, un giornale vicino ad Haftar parla di «scambio di prigionieri» con l’Italia

18 Dicembre 2020 - 19:34 Chiara Piselli
Roma smentisce questa ricostruzione. I pm di piazzale Clodio sono al lavoro per fare luce sulle diverse fasi del sequestro. Anche il Copasir si occuperà del caso. Intanto sono già partite le interrogazioni urgenti al governo per chiarire quali siano state le modalità di liberazione

Asharq Al-Awsat è un giornale panarabo, vicino alle posizioni del generale Khalifa Haftar. Nelle ultime ore, come gran parte dei media internazionali, si è occupato della missione italiana in Libia che ieri, 17 dicembre, ha visto il premier Conte e il ministro degli Esteri Di Maio volare a Bengasi per liberare gli equipaggi dei pescherecci italiani sequestrati dalle autorità libiche a inizio settembre, dopo oltre 100 giorni di prigionia. Secondo il quotidiano, la liberazione dei 18 pescatori di Mazara del Vallo da parte della Libia non sarebbe avvenuta senza nulla a pretendere. Per Asharq Al-Awsat ci sarebbe stato uno «scambio di prigionieri».

Roma smentisce

Nell’articolo, comparso sul sito del giornale, si legge che fonti libiche ben informate sostengono che la liberazione dei pescatori siciliani sarebbe avvenuta in seguito a un accordo sull’estradizione di quattro cittadini libici detenuti in Italia. Stando a quelle stesse fonti citate nell’articolo, «l’accordo di scambio dei detenuti con l’Italia si è concluso sullo sfondo di una mediazione regionale». Roma smentisce questa versione. Sia l’intelligence italiana che l’avvocato Michele Andreano – che si occupa di difendere gli scafisti arrestati nel 2015 per il naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiavano, dove morirono 40 migranti – hanno rigettato questa ricostruzione.

«Ho sentito telefonicamente uno dei miei assistiti – ha detto Andreano – che dal carcere mi chiedeva quando è fissato il processo in Cassazione. Ritengo impossibile l’ipotesi di scambio per la liberazione dei nostri connazionali». Per l’avvocato si tratta di una ipotesi mai presa in considerazione, e il Procuratore generale di Catania conferma questa versione. Gli scafisti si trovano in questo momento in Sicilia, nelle carceri di Palermo, Caltagirone, Trapani e Caltanissetta. A questo punto, i pm di piazzale Clodio procederanno con le loro verifiche sulla vicenda dei 18 pescatori che saranno ascoltati dai carabinieri del Ros appena rientreranno a casa, in Sicilia.

Le indagini

I magistrati sono già al lavoro per tentare di fare chiarezza sulle diverse tappe del sequestro e sul modo in cui si sono svolti gli oltre 100 giorni in cui i marittimi sono stati rinchiusi nelle celle libiche. Anche il Copasir si occuperà del caso con tutte le verifiche opportune. E il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è convocato per martedì 22 dicembre. Ma intanto sono già partite le interrogazioni urgenti al governo e le richieste di audizione del premier e del ministro. Arrivano da più parti – da Forza Italia a Fratelli d’Italia alla Lega – e sono finalizzate a chiarire quali siano state le modalità di liberazione dei pescatori.

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