Zaki e Regeni, il Parlamento Ue si schiera con l’Italia: approvata la risoluzione che condanna l’Egitto sui diritti umani
Adesso l’Italia è un po’ meno sola. È passata la risoluzione con cui il parlamento europeo condanna l’Egitto per il mancato rispetto dei diritti umani e chiede all’Unione europea di attivarsi per ottenere la scarcerazione di Patrick Zaki e la collaborazione delle autorità egiziane sull’omicidio di Giulio Regeni. Sono stati 434 i voti a favore, 49 i contrari e 202 gli astenuti. Alla fine la risoluzione parlamentare – che non è vincolante dal punto di vista giuridico, ma ha un chiaro valore simbolico – proposta dai liberali, dai socialisti e dai verdi, ha incassato anche il sostegno della parte italiana dei popolari, ovvero di Forza Italia, che ha votato compatta a favore. Favorevoli anche gli eurodeputati italiani del gruppo Identità e Democrazia a cui fa riferimento la Lega, i deputati di Fratelli d’Italia del gruppo di conservatori europei e gli eurodeputati del Movimento 5 stelle. Alla vigilia del voto si era ipotizzato che gli eurodeputati del Partito popolare europeo (Ppe) si sarebbero sfilati e alla fine la risoluzione ha finito per dividere tutte le destre europee, compreso il Ppe, la cui maggioranza si è astenuta perché – stando a quanto si apprende da fonti europee – contraria ad alcuni passaggi della risoluzione che riguardano la tutela dei diritti della comunità LGBTQ+ in Egitto.
Nonostante lo scetticismo di una parte degli eurodeputati italiani nei confronti di una norma «sovraccaricata» e considerata troppo «generica», alla fine è prevalso il desiderio comune di condannare l’atteggiamento delle autorità egiziane rispetto al Caso Regeni. «Abbiamo votato a favore della risoluzione – dichiara a Open l’eurodeputato forzista Salvatore De Meo -, pur non condividendo nella sua interezza i contenuti. Ma la presenza al suo interno di una presa di posizione forte dell’Unione europea sul Caso Regeni e sulla questione di Patrick Zaki è stato decisivo. Credo sia stato questo il ragionamento anche dei colleghi italiani di altre formazioni politiche».
Majorino: «Stop alla vendita delle armi all’Egitto. Il governo sia coerente»
Pierfrancesco Majorino, tra gli eurodeputati che hanno animato la risoluzione, si dice molto soddisfatto. «La risoluzione che abbiamo scritto e che è passata totalmente senza modifiche dal confronto in aula, è una risoluzione molto netta, forse la più coraggiosa e dura nella storia del parlamento europeo sul tema del rispetto dei diritti umani in Egitto», dichiara a Open. Rimane comunque una risoluzione politica, non vincolante. La discussione è rimandata al prossimo Consiglio dei ministri degli Esteri europei previsto per il 25 gennaio 2021, dove Di Maio ha già promesso che «porterà la discussione su Giulio Regeni». Su Twitter, il presidente del parlamento europeo, David Sassoli chiede che «gli assassini vengano consegnati alle autorità italiane».
Bisognerà vedere se l’Italia bloccherà davvero le esportazioni di armamenti verso l’Egitto, a partire dalle fregate Fremm e le commesse di elicotteri e caccia intercettori per Leonardo. «Stop alle vendite delle armi all’Egitto – insiste Majorino – lo dico anche nei confronti dei governi europei, anche del governo italiano. Adesso ci aspettiamo che il Consiglio e Commissione siano coerenti con quello che dice il Parlamento europeo e che gli Stati membri facciano altrettanto. Ci batteremo per l’approvazione della risoluzione. So perfettamente che non è sufficiente, ma adesso saremo molto vigili sulla sua applicazione».
Il testo finale: sostegno alla Procura di Roma, alla famiglia di Regeni e a Zaki. Si apre anche alla possibilità di sanzioni mirate
Tra le varie richieste presenti nella risoluzione (qui il testo finale in inglese), che spaziano dall’adozione di una legge globale sulla violenza contro le donne alla liberazione del personale medico detenuto arbitrariamente dal regime, troviamo la richiesta di «liberazione immediata e incondizionata di Patrick George Zaki e il ritiro di tutte le accuse a suo carico» e una «reazione diplomatica ferma, rapida e coordinata al suo arresto e alla sua detenzione prolungata». Sostegno a Zaki dunque, così come anche alla famiglia di Regeni e alla Procura di Roma che indaga sulla sua uccisione.
Viene infatti definito deplorevole «il tentativo delle autorità egiziane di fuorviare e ostacolare i progressi nelle indagini sul rapimento, sulle torture e sull’omicidio» e viene chiesto «all’Ue e agli Stati membri di esortare le autorità egiziane a collaborare pienamente con la autorità giudiziarie italiane, ponendo fine al loro rifiuto di inviare gli indirizzi di residenza, come richiesto dalla legge italiana, dei quattro indagati segnalati dai pubblici ministeri di Roma». La ricerca della verità, è ribadito nel testo, «non spetta soltanto alla famiglia, ma si tratta di un dovere imperativo delle istituzioni nazionali e dell’Ue che richiede l’adozione di tutte le necessarie azioni diplomatiche».
Uno dei passaggi più spinosi della risoluzione invita l’Ue a un «riesame approfondito ed esaustivo dei rapporti» con l’Egitto e chiede alle istituzioni europee di «stabilire chiari parametri di riferimento che subordinino l’ulteriore cooperazione con l’Egitto al conseguimento di progressi nelle riforme delle istituzioni democratiche, dello Stato di diritto e dei diritti umani». Come chiarito da Majorino, inoltre, nel testo finale non cade la richiesta di sospendere la vendita delle armi da parte degli Stati membri all’Egitto, insieme alle «tecnologie di sorveglianza e altre attrezzature di sicurezza». Su questo, come anche sulla possibilità di sanzioni mirate nei confronti di funzionari egiziani – il cosiddetto Magnitsky Act dell’Ue – dovranno ragionare Di Maio e i suoi colleghi in vista del prossimo vertice.
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