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Coronavirus, Speranza: «La variante rende il virus più veloce del 70%. Stop ai voli e tampone a chi arriva dalla Gran Bretagna»

20 Dicembre 2020 - 16:30 Giada Giorgi
Il ministro della Salute ha confermato l’inizio delle vaccinazioni per il 27 dicembre. Firmata l’ordinanza che blocca gli arrivi. Azzolina: «Scuole aperte il 7 gennaio, anche i prof salvano vite»

«Abbiamo fermato i voli da tutto il Regno Unito», il ministro della Salute Roberto Speranza ha confermato la decisione del governo in merito alla notizia della nuova variante inglese di Covid-19 e dato notizia di aver firmato l’ordinanza che, non solo blocca gli arrivi via aereo, ma impone a chi sia giunto anche nelle scorse due settimane di sottoporsi al tampone molecolare. Durante la trasmissione Mezz’ora in più di Lucia Annunziata, Speranza ha parlato di «misura preventiva», decisa per difendersi dal nuovo genoma sviluppatosi nel sudest dell’Inghilterra, annunciato da Boris Johnson nelle ultime ore. «La capacità di diffusione di questa variante è di circa il 70% più significativa rispetto al virus che abbiamo conosciuto finora. La chiusura è una decisione anche per dare tempo e modo agli esperti di saperne di più, visto le poche notizie scientifiche sul cambiamento del virus».

E mentre Francia e Germania indicono una riunione con l’Unione Europea in merito alla delicata questione della variante, Speranza dà disposizioni all’Italia: «Chiunque si trovi già in Italia in provenienza dalla Gran Bretagna è tenuto a sottoporsi a tampone antigenico o molecolare contattando i dipartimenti di prevenzione» ha detto, sottolineando come scienziati ed esperti siano a lavoro per studiare le sequenze genomiche diffuse nel Paese nelle ultime ore. «Ho dato l’input ai nostri scienziati di studiare le sequenze genomiche e controllare con scrupolo anche costa sta avvenendo in queste nel nostro Paese, come Covid-19 è arrivato dalla Cina, ora la variante potrebbe insinuarsi dall’Inghilterra».

«Variante o no, il 27 la vaccinazione inizierà»

Una notizia quella arrivata da Johnson che getta ulteriori ombre e preoccupazioni anche sulla campagna vaccinale alle porte. A questo proposito Speranza non ha dubbi: «Il 27 cominceremo a vaccinare senza dubbi. Certo è che questa notizia ci fa capire quanto la battaglia sia ancora aperta e molto complicata». Sul concreto condizionamento del nuovo genoma del virus sull’efficacia dei vaccini in fase di approvazione il ministro non è in grado di dare certezze: «Per ora le analisi sulla variante ci dicono che Covid-19 è diventato più veloce nella trasmissione ma non necessariamente più mortale». Un aspetto ancora da confermare in maniera definitiva dal punto di vista scientifico dunque la cui esclusione non porterebbe certo a sospiri di sollievo. «È chiaro che un virus che si propaga più velocemente produce più contagiati, e più contagiati comportano più malati gravi e più decessi» ha spiegato Speranza.

«A Natale bisogna guadagnare terreno»

Rispetto ai rischi di una nuova impennata di contagi il lockdown di Natale viene ribadito dal ministro come quanto mai necessario. «La situazione è seria e l’ho sempre detto, anche ad agosto quando la maggior parte del Paese pensava di aver ormai passato il peggio» ha continuato Speranza, sottolineando come le misure finora adottate abbiano fatto scendere l’indice Rt da 1,7 allo 0,86 e quanto il vaccino non sarà una soluzione immediata. «La scelta di Natale è stato un tentativo di alzare il livello di guardia perché è vero che il vaccino sta arrivando ma il suo impatto epidemiologico lo vedremo solo dopo aver vaccinato tra i 10 e 15 milioni di persone». Un numero che richiederà tempo per essere raggiunto e che quindi richiede «un accumulo di vantaggio anche nelle prossime due settimane di festività».

Piano B? «Le dosi basteranno, speriamo»

Sulle critiche al piano vaccini Speranza risponde ponendo ancora in prima linea le 202 milioni di dosi accordate dall’Italia con le singole aziende produttrici dei candidati vaccini. «Ci sono 6 contratti firmati dalla Commissione europea, due di questi hanno date certe sull’autorizzazione da parte di Ema, 4 ancora no ma speriamo in un esito positivo». Come è noto, la mancata approvazione di alcune varianti del vaccino metterebbe particolarmente in difficoltà l’Italia. Basti pensare all’attuale difficile percorso di sperimentazione di AstraZeneca, o al ritardo nella consegna delle dosi da parte di Sanofi. Su un piano B che possa intervenire in corsa su mancate forniture di dosi, Speranza sembra non avere al momento grossi progetti: «Servono due dosi di vaccino a persona, l’Italia ha 60 milioni di abitanti. Va da sé che le 202 milioni di dosi sono state comprate in più proprio perché non abbiamo certezza di quelle che arriveranno alla diffusione». Il piano B sarà dunque quello di sperare nel numero in più di acquisti fatti e nelle relative autorizzazioni da parte degli enti regolatori.

«Il 7 gennaio professori senza vaccinazione»

Interrogato sulla scuola e sulla necessità di vaccinare i professori entro il 7 gennaio, data ufficiale di riapertura in presenza, Speranza ribadisce le priorità già decise: «Operatori sanitari e anziani saranno i primi. Poi arriveranno anche i funzionari pubblici, ma la popolazione fragile su cui intervenire prioritariamente rimane quella descritta dal piano».

Azzolina: «Rientro a scuola sicuro»

Il mondo della scuola è uno dei ritorni più attesi per il mese di gennaio. Il 7 del mese è ancora una volta data confermata dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina per la riapertura ufficiale, anche delle scuole superiori. «Abbiamo raccolto molti dati e li abbiamo confrontati con quelli delle Asl. La conferma è che la scuola continua ad essere uno dei luoghi meno problematici per la diffusione dei contagi», ha spiegato Azzolina. A fare eco durante la trasmissione su Rai Tre anche l’epidemiologa Gandini: «L’aumento o la discesa dell’indice Rt non è associato all’apertura o chiusura delle scuole e sono i dati a dirlo. Nelle scuole si fanno più tamponi di tracciamento rispetto ad altre realtà professionali, oltre 100 test a settimana a seguito di un caso positivo». La scienziata ha continuato sottolineando come la riapertura delle scuole «sia in realtà un servizio che lo Stato fa ai cittadini perché consente di tenere alto il tracciamento».

«Basta scaricare le colpe sui giovani»

Anche alla luce dell’analisi dell’esperta, Azzolina ha spiegato allora il perché dei frequenti dubbi da parte di esperti ed opinione pubblica sul via libera alle scuole. «Quando la curva dei contagi è cresciuta brutalmente con la seconda ondata, le Asl sono andate in affanno, il tracciamento è venuto a mancare e quindi si è chiesto un sacrificio anche alle scuole, in particolare alle superiori». Una questione di sistema dunque più che una mancata fiducia nelle capacità comportamentali dei ragazzi, su cui la ministra ha continuato: «Non si può sempre scaricare e parlar male dei giovani. Gli studenti sono quelli che hanno imparato più velocemente le regole all’interno delle aule». La vera questione secondo Azzolina è chiedersi se le stesse norme sono state rispettate anche fuori dalla scuola con un sistema sociale attento all’educazione dei giovani in tutti i contesti che frequentano.

«Professori salvano vite come medici»

«Non dobbiamo perdere più nemmeno un’ora di istruzione» ha continuato decisa la ministra, «così come ci preoccupiamo degli incassi dei commercianti, dobbiamo preoccuparci anche dell’incasso di competenze che negli studenti verrà a mancare». Il riferimento è alle preoccupazioni sul sistema economico, soprattutto nelle prossime settimane di chiusura. Legittime, secondo la ministra, ma che non possono mettere da parte l’urgenza scolastica. «La scuola nel nostro Paese non viene considerata come attività produttiva, come ascensore sociale» ha ribadito la ministra, proponendo un ulteriore paragone: «Così come i medici salvano vite anche i professori hanno lo stesso ruolo». E sulla logistica non certo secondaria per un rientro a scuola sicuro, Azzolina si mostra fiduciosa: «Il governo sta collaborando in maniera produttiva con i prefetti. Anche per i trasporti le misure dovranno essere territoriali garantendo una strategia ad hoc per i contesti differenti del Paese».

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