Dall’anagrafe digitale alla carenza di medici e infermieri: i nodi del piano vaccini a sette giorni dal via
A sette giorni dall’inizio della campagna di vaccinazione anti-Covid, con la somministrazione delle prime dosi nel cosiddetto Vaccine Day europeo, in Italia restano ancora nodi da sciogliere e caselle da riempire. Se è vero che, secondo un sondaggio dell’Università Cattolica in maggio scorso, il 41% degli italiani si è detto poco propenso a farsi vaccinare, a guardare le richieste di prenotazioni per la fase iniziale di dicembre e gennaio l’adesione pare elevata: circa l’80% degli aventi diritto, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera.
Un’anagrafe digitale tutta da costruire
Di queste persone e delle altre che si sottoporranno al vaccino bisognerà raccogliere l’età, la storia sanitaria, la data in cui ha ricevuto o dovrebbe ricevere la somministrazione. Tutto in un sistema informativo digitale nazionale, l’anagrafe vaccinale, da mettere in piedi dal nulla. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha fatto notare come l’anagrafe vaccinale nella sua Regione sia già perfettamente funzionante, lasciando intendere che se la gestione fosse decentrata – a suo avviso – ci sarebbero meno rischi di inconvenienti o malfunzionamenti. Lo stesso hanno fatto intendere dal Lazio. In altre Regioni, però, le informazioni in possesso delle amministrazioni sono talvolta frammentarie, e su carta.
E se una Regione resta indietro?
L’ultima ipotesi sul tavolo per trovare una sintesi prevede una struttura commissariale da crearsi presso la Protezione Civile, con la messa a punto di una piattaforma centrale unica, ma aperta all’integrazione da parte delle Regioni, come il Veneto, più al passo. Il tema non si esaurisce con gli screzi sull’anagrafe digitale, ma riguarda più in generale la difficoltà a trovare un punto di incontro tra Stato e Regioni quando si tratta di Sanità. Un altro aspetto strettamente connesso è quello della consegna dei vaccini: la struttura commissariale vigilerà sulla consegna delle dosi ai centri di somministrazione, ma saranno le Regioni a occuparsi della convocazione dei residenti, della firma dei consensi, delle iniezioni e di tutte le formalità del caso. Quello che non è chiaro è quali contromisure siano previste nel momento in cui una Regione dovesse accumulare ritardo.
Nuove assunzioni solo da gennaio
C’è poi il nodo dell’informazione e sensibilizzazione della popolazione. Perché quel 41% di cittadini poco propensi a farsi vaccinare resta un dato da non sottovalutare, se non si vuole correre il rischio di non raggiungere la soglia necessaria a ottenere un’immunizzazione di massa della popolazione. E infine, come emerge da un articolo pubblicato oggi da la Repubblica, c’è la questione del personale che opererà nei centri di distribuzione e somministrazione del vaccino, e che è ancora da trovare. Servono medici, infermieri, operatori socio-sanitari. «Siamo pochi», ammette a la Repubblica il manager di un hub del Lazio. E le nuove assunzioni non arriveranno prima della fine di gennaio.
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