Coronavirus, il monitoraggio della fondazione Gimbe: «In sei regioni casi in aumento, tendenza invertita»
Alla vigilia della stretta di Natale anti-Coronavirus, quando tutta Italia diventerà zona rossa, il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe certifica che l’incremento percentuale dei casi che la scorsa settimana era in flessione ovunque, nella settimana dal 16 al 22 dicembre ha invece invertito la tendenza in sei regioni: Basilicata, Calabria, Lombardia, Marche, Sardegna e Valle d’Aosta. L’incremento percentuale più alto ogni 100 mila abitanti si registra in Sardegna (+8%) e nelle Marche (7,4%), quello più basso in Valle d’Aosta (+2,4%). Si riduce la pressione sugli ospedali, ma l’area medica e le terapie intensive rimangono al di sopra della soglia di saturazione – fissata al 40% e al 30% – rispettivamente in nove e otto regioni. La curva dei decessi è salita in maniera meno ripida, ma il numero è ancora molto elevato e sfiora quota 4 mila. Come segnala YouTrend, inoltre, la seconda ondata dell’epidemia ha già causato tanti morti quanto la prima.
Entrando nei dettagli, il monitoraggio Gimbe testimonia una lieve flessione dei nuovi casi a livello nazionale (106.794 rispetto ai 113.182 della settimana precedente), a fronte di una sostanziale stabilità dei casi testati (465.534 contro 462.645) e in linea con la riduzione del rapporto positivi/casi testati (22,9% contro 24,5%). I dati mostrano una riduzione del 9,2% delle persone attualmente positive (605.955 contro 667.303), dell’8,8% dei ricoverati con sintomi (24.948 contro 27.342) e del 10,5% dei ricoverati in terapia intensiva (2.687 contro 3.003).
«I dati di questa settimana», ha commentato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, «confermano che la frenata del contagio è sempre meno evidente, come documentato dalla modesta riduzione dell’incremento percentuale dei casi totali (5,7% contro 6,4%) e dalla lieve flessione dei nuovi casi settimanali (-5,6%)». Inoltre, anche se il piano vaccinale del ministero della Salute prevede accordi con le aziende per oltre 202 milioni di dosi, al momento «le dosi certe sono solo poco più di 10 milioni entro marzo e 22,8 milioni entro giugno 2021». Più in generale, secondo la Fondazione è evidente che le misure di contenimento introdotte dal governo a novembre stanno esaurendo i loro effetti.
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