Alibaba nel mirino di Pechino: il governo annuncia un’indagine antitrust. Crolla il titolo in Borsa
Non è sempre facile essere un miliardario nella Cina di Xi Jinping. Lo sa bene il fondatore di Alibaba, Jack Ma, considerato da alcuni l’uomo più ricco del Paese. Prima ha lasciato, con qualche anno di anticipo, la guida della multinazionale specializzata in e-commerce da lui fondata in seguito a presunte tensioni con il Partito comunista (anche se Ma lo ha sempre negato). Poi il 3 novembre di quest’anno è arrivato lo stop all’Ipo da 37 miliardi di Ant, il braccio finanziario di Alibaba, un chiaro atto di ostilità da parte di Pechino, arrivato dopo che Ma aveva criticato pubblicamente l’atteggiamento a suo avviso troppo cauto del Partito rispetto in materia finanziaria. Adesso Alibaba dovrà fare i conti anche con un’indagine dell’antitrust di Pechino per «sospette pratiche monopolistiche». Una notizia che ha fatto crollare il titolo della società, che ha registrato una perdita dell’8,13% a Hong Kong.
L’indagine antitrust
Secondo le autorità cinesi Alibaba si sarebbe macchiata di una condotta monopolistica, imponendo restrizioni eccessive nei confronti dei commercianti e degli utenti delle sue piattaforme. In particolare, la società di Jack Ma avrebbe imposto ai venditori di utilizzare esclusivamente la propria piattaforma tramite un «accordo di negoziazione esclusiva». Al momento, la società ostenta tranquillità, dicendosi pronta a collaborare con le autorità cinesi e dichiara che le proprie attività nel frattempo continueranno come in passato.
Come scrive il New York Times l’indagine in Cina coincide con quelle negli Stati Uniti e in Europa nei confronti di altri giganti del web come Facebook e Google, accusati anche loro di comportamenti monopolistici. Ma la vicenda ha anche ripercussioni interne, vista la crescente ostilità del partito comunista cinese nei confronti di Ma e della sua creatura. La macchina politica si è messa in moto qualche tempo fa e procede inesorabile.
Nella morsa di Pechino
Recentemente, il Politburo cinese, il consiglio dei principali funzionari del partito, aveva chiesto di intensificare il contenimento di monopoli e dopo pochi giorni la leadership del partito in materia economica ha riaffermato il principio, chiarendo che le prime ad essere “colpite” saranno le piattaforme web. La stampa di regime non si è fatta attendere. «Questo è un passo importante per rafforzare la supervisione anti-monopolio nella sfera di Internet», ha scritto giovedì mattina il People’s Daily. «Sarà utile per regolamentare un settore ordinato e promuovere lo sviluppo sano a lungo termine delle piattaforme».
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