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Deal done. Il Regno Unito esulta ma è un po’ meno libero di quel che dice

24 Dicembre 2020 - 20:31 Federico Bosco
Chiusa l’intesa che salva gli scambi senza dazi ed inserisce una clausola di controllo per risolvere le dispute

Dopo estenuanti negoziati e una serie interminabile di indiscrezioni, rinvii e cancellazioni di conferenze stampa, è arrivato l’annuncio ufficiale: i negoziatori di Regno Unito e Unione europea hanno finalizzato l’accordo post-Brexit che regolamenterà le relazioni commerciali tra le due sponde della Manica, scongiurando così il rischio di una situazione caotica a partire dal gennaio 2021. L’accordo ha lo scopo principale di preservare il flusso commerciale Ue-Regno Unito, evitando l’applicazione di dazi, tariffe e quote. 

Senza un accordo infatti, le relazioni commerciali sarebbero regolate dai paletti base del WTO, che oltre a prevedere dazi avrebbero obbligato le parti a tutta una serie di accordi integrativi da concludere in fretta e furia per rendere agevoli gli scambi. Il documento, oltre a permettere alle merci di continuare a circolare, copre anche questioni come i rapporti tra polizie e la cooperazione in materia di sicurezza, e preserverà il mercato energetico trans-frontaliero. A rimanere trascurato invece è il settore dei servizi, anch’esso rilevante ma meno soggetto a situazioni di caos logistico e rottura delle filiere commerciali. I negoziati tra Londra e Bruxelles quindi non sono finiti. 

L’accordo però fornisce la normalità necessaria e una piattaforma legale che farà da punto di partenza per ricostruire le relazioni tra Ue e Regno Unito, dopo più di quattro anni dal referendum del 2016 che ha dato il via alla Brexit. Nonostante la soddisfazione di aver sventato lo scenario più disordinato (e velenoso), c’è anche la stanchezza e tanta voglia di guardare oltre. Le parole di von der Leyen sono emblematiche dell’umore generale: «Sono soddisfatta e francamente sollevata, ma è ora di lasciare la Brexit alle nostre spalle. Il nostro futuro è l’Europa». 

La clausola della libertà

Le ultime giornate del negoziato sono state dominate dalle discussioni sul destino dei diritti di pesca nelle acque della Manica. Può sembrare uno stallo ingiustificato, in termini di assoluti non si tratta di un settore economico determinante, ma per le comunità costiere di Francia e Inghilterra è un dossier fondamentale. Molto più importante la richiesta dell’Ue di garanzie sulla concorrenza leale per le sue aziende, il nodo centrale delle future relazioni commerciali tra Regno Unito e i 27 Stati membri. L’accordo include un nuovo meccanismo di arbitrato inteso a garantire la parità di condizioni tra le parti, con disposizioni per sanzioni sotto forma di tariffe se una compromette seriamente le normative dell’altra in settori particolari come la protezione ambientale. 

Ciò permette sia al Regno Unito sia all’Unione di avere un quadro giuridico per divergere, e rivendicare la possibilità di esercitare indipendenza. Londra l’ha già soprannominata la clausola della libertà, mentre per l’Ue è lo strumento che permette di rivendicare un meccanismo di protezione da un’eventuale concorrenza sleale resa possibile dalla deregolamentazione britannica. Secondo gli analisti della banca d’affari JP Morgan, il meccanismo mette dei limiti importanti alla libertà d’azione ottenuta dal Regno Unito con la Brexit, permettendo alla Ue di scegliere cosa consentire e cosa bloccare. Per Johnson non sarà semplicissimo far accettare punti come questo al fronte più intransigente presente nella Camera dei Comuni. 

Il percorso di approvazione

A pesare sui festeggiamenti infatti c’è ancora il percorso di approvazione, non concluso definitivamente. L’accordo raggiunto dai negoziatori richiede il via libera del Parlamento britannico e dei 27 governi dell’Ue, che stanno già esaminando il testo e preparando le disposizioni necessarie ad applicarlo in via provvisoria in attesa della ratifica definitiva dopo il 1° gennaio. Rimane poco tempo per mettere in agenda la votazione al Parlamento europeo prima della sua applicazione, il che significa che l’approvazione ufficiale dell’accordo è prevista per l’inizio del nuovo anno. La riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) è programmata per domani mattina, l’Unione europea non vuole perdere altro tempo. 

Cosa succederà nel parlamento britannico

Poi c’è il fronte britannico. Londra deve approvare l’accordo prima della fine dei pochi giorni rimasti del periodo di transizione. Ai parlamentari del Regno Unito è stato detto di prepararsi a una sessione di emergenza il 30 dicembre, e qui potrebbero esserci problemi. Alla Camera dei Comuni ci sono 17 comitati parlamentari pronti ad analizzare il testo dell’accordo.

Kati Piri, la relatrice del Parlamento europeo per la Brexit, ha detto alla BBC di aspettarsi l’applicazione provvisoria dell’accordo in modo che gli europarlamentari e le 17 commissioni britanniche specializzate abbiano il tempo di esaminare i dettagli del testo, e ratificarlo entro un mese. «L’accordo definirà le nostre relazioni per anni se non decenni a venire, quindi è importante che guardiamo a tutti gli elementi», afferma Piri.

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