Revocata la cittadinanza onoraria di Verona a Saviano, parla lo scrittore: «La città è migliore dei guitti che la rappresentano»
Il consiglio comunale di Verona ha revocato la cittadinanza onoraria concessa nel 2008 allo scrittore Roberto Saviano. La richiesta era stata presentata un anno fa dal consigliere della Lega Alberto Zegler e sottoscritta dai consiglieri Vito Comencini, Anna Grassi, Roberto Simeoni, Andrea Bacciga, Daniela Drudi, Laura Bocchi, Rosario Russo, Ciro Maschio e Gianmarco Padovani, come riportato dal quotidiano L’Arena. La mozione di revoca è passata con 20 sì, un no e sette astenuti. Tra le motivazioni addotte, una più delle altre è destinata a far discutere: da Saviano, infatti, sarebbero arrivate troppe critiche ai leader della destra “sovranista”, nelle persone di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
«Saviano non ci ha mai ringraziati»
Si sostiene inoltre che la cittadinanza onoraria debba essere revocata perché Saviano non avrebbe «mai sentito la necessità di ringraziare il Comune di Verona», né avrebbe mai espresso la volontà di andare a ritirare il riconoscimento. Ma viene citata anche la condanna in Cassazione per plagio relativa ad alcuni articoli di giornale inseriti senza citazione nel libro Gomorra. E poi l’aver difeso Mimmo Lucano, il sindaco di Riace arrestato e successivamente riabilitato dalla magistratura, o l’aver elogiato Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3, dopo lo scontro con la motovedetta della Guardia di Finanza. Infine, il sì di Saviano alla legalizzazione delle droghe leggere e le già citate critiche – ritenute eccessive – nei confronti di Salvini e Meloni.
Cacciari: «Pura idiozia»
Per il filosofo veneto Massimo Cacciari la decisione del Comune di Verona è «pura idiozia». «Hanno del tempo da perdere con questi teatrini. Che Dio li perdoni e abbia misericordia del loro cervello, non sanno quello che fanno», commenta Cacciari interpellato dall’Adnkronos. E ancora: «C’è quello che fa gli pseudo casini con Conte e quelli più poveracci di lui che fanno questi teatrini. Ognuno si arrangia come può».
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