Coronavirus, i numeri in chiaro. Pregliasco: «Con il vaccino non siamo più soli davanti al virus. Ma non abbassiamo la guardia»
Mentre l’Italia e altri Paesi dell’Unione europea erano alle prese con il V-Day, nel nostro Paese si sono registrati +8.913 nuovi casi di positività al Coronavirus e 298 decessi. Il numero dei tamponi elaborati è stato inferiore alle 60 mila unità, quasi un terzo in meno rispetto a quelli elaborati nella giornata di ieri, 26 dicembre. La pressione negli ospedali italiani è tornata a crescere principalmente nei reparti Covid-19, con +259 ricoveri, ma non nelle terapie intensive. Il tasso di positività sfiora il 15% a livello nazionale. Ma tale dato, come spiega a Open il professor Fabrizio Pregliasco, virologo, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano e presidente dell’Anpas, è «alterato» dal periodo festivo; per avere «buon polso» sulla situazione epidemiologica, al netto delle festività, bisognerà attendere almeno «ancora una settimana, dieci giorni». Il professor Pregliasco è stato anche una delle prime 9.750 persone in Italia a ricevere la dose del vaccino anti Covid Pfizer-Biontech.
Professor Pregliasco, com’è andato il vaccino?
«È andato tutto bene, ero tranquillo. Confido nella scienza e nella sicurezza del vaccino. Per me era doveroso farlo perché a fronte di tentennamenti mi è sembrato giusto cogliere quest’occasione che mi è stata concessa».
E come sta? Ha sentito qualcosa durante l’iniezione?
«Benissimo. Non ho avuto alcun problema, non ho sentito niente, neanche il pizzico. Non bisogna aver paura del vaccino. Solo la vaccinazione ci permetterà di riprendere una vita normale. E non vale solo per noi che abbiamo ricevuto il vaccino: ha effetto su molti aspetti del viver quotidiano, anche altrui».
In che senso?
«Bisogna capire che è un modo per far riprendere a vivere anche quelle persone che, sacrificandosi anche per noi, continuano a lavorare nelle filiere produttive e d’assistenza e sono costantemente esposte al rischio. Come tutti del resto. È importante anche per la ripresa economica del Paese».
Passiamo ai numeri di oggi. Numero di tamponi molto basso, pressione lievemente in discesa negli ospedali e incidenza circa al 15%. Dati un po’ anomali a causa delle feste?
«Sì, i numeri di oggi sono nel loro complesso poco significativi, fotografano una dimensione veramente ridotta della situazione. Il dato da rimarcare maggiormente è quello della diminuzione del numero di decessi, per fortuna».
Un tasso di positività al 14,9% è un dato alto e preoccupante. Ma anche su questo avrà influito il periodo natalizio, no?
«Il tasso di positività è alto, ma è chiaro che su un numero basso di test elaborati si è agito in modo un po’ più selettivo rispetto alla norma. Hanno certamente influito i giorni festivi: si sono testati prevalentemente i sintomatici ed eventuali contatti stretti, anche se asintomatici, di chi è risultato positivo negli ultimi giorni. Ora si dovrà attendere qualche giorno per vedere tornare a crescere il numero di casi testati. Questo, ovviamente, porta con sé anche un aumento dei casi individuati. Ma soprattutto nei prossimi giorni potremo capire quali sono stati gli effetti delle festività e delle zone rosse».
Quale bilancio si può fare dei provvedimenti di questi giorni?
«Il lockdown diciamo che funziona, anche se non riusciamo ad arrivare al controllo della diffusione del virus. Siamo in una fase di stallo, di mitigazione. E il vaccino, in tal senso, è un elemento determinante. Come ormai sappiamo gli effetti di determinati comportamenti si vedono nell’arco di una settimana, dieci giorni. Bisogna attendere».
Nel mentre dovrebbe esser chiaro che non bisogna allentare le misure anti-contagio, no?
«Assolutamente sì. Questo messaggio deve passare chiaro, come prima e più di prima e vale per tutti, vaccinati e non. Non bisogna abbassare la guardia, bisogna continuare a usare le mascherine, mantenere il distanziamento sociale e le buone norme di comportamento e igienico-sanitarie. La strada è ancora lunga e bisogna aver pazienza. Ma oggi è un bel giorno perché finalmente abbiamo un ulteriore alleato al nostro fianco che è tangibile, ed è il vaccino. Non siamo più soli davanti al virus invisibile».
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